Prodotti tipici gravinesi
Città e territorio
Pagina a cura di Vito Raguso
Tradizioni e abitudini alimentari del contadino gravinese
Nei tempi antichi la maggior parte della popolazione gravinese si dedicava all'agricoltura, perché Gravina era ed è un paese agricolo. Era il tempo del latifondismo e i contadini lavoravano alle dipendenze dei ricchi proprietari terrieri. Trascorrevano la loro vita in campagna e tornavano a casa ogni quindici giorni: "la quindicina" per trascorrere un giorno con la propria famiglia. Non esisteva allora il problema della dieta, ne servivano le ricette di cucina perché l'appetito non mancava e inoltre le risorse alimentari e le possibilità economiche erano così modeste che c'era poco da scegliere. Il contadino, che si alzava all'alba, per la prima colazione si accontentava di un pezzo di pane da gustare con uno spicchio d'aglio e un pezzo di cipolla. Qualcuno poteva permettersi il lusso di mangiare una melacotogna per companatico. A mezzogiorno, si mangiava pane con verdura campestre cruda o pane imbevuto d'acqua che si consumava lentamente; d'estate quel pane insaporito con il pomodoro diventava davvero un pane prelibato. La sera, quando all'imbrunire si rientrava dai campi, alla masseria si trovava, su un fuoco alimentato da paglia, una caldaia piena di acqua bollente che veniva versata in coppe di terracotta su pane raffermo affettato. Come condimento bastava una croce d'olio, sale, uno spicchio d'aglio sminuzzato, qualche fetta di cipolla, qualche pomodoro (se c'era) e un peperoncino piccante. Se si aggiungeva un po' di verdura campestre il piatto diventava squisito. Dopo aver gustato questa cialda calda, il massaro alzava gli occhi al cielo ed esclamava: "Sia benedetto il Signore che mi ha creato povero!". Di tanto in tanto, poi, specialmente nei giorni festivi, nelle masserie si gustava un "lussuoso pancotto". Allora i contadini si "leccavano le dita". Si diceva "si leccavano le dita", sia in senso figurato che letterale, perché la cialda e il pancotto si mangiavano per tradizione solo con le mani, senza forchetta, anche a costo di scottarsi le dita. Nel periodo invernale, durante la raccolta delle olive, di primo mattino all'alba si accendeva il fuoco e appena si formava un po' di brace si arrostivano le olive, il pane, le cipolle, le patate, le verdure campestri, le melecotogne; chi aveva maggiori possibilità arrostiva anche un po' di lardo o di baccalà. Consumata questa colazione, si iniziava la giornata lavorativa che durava ininterrottamente fino a sera e quando si tornava a casa si cenava modestamente. L'alimentazione principale era costituita da legumi cotti nella "pignata". Nei giorni delle festività solenni si mangiava la pasta fatta in casa condita con il sugo insaporito con lardo o ventresca, la carne dei poveri. Era il nostro cibo molto semplice, ma anche molto sano…