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Città e Territorio
Il suo grande desiderio e quindi la Sua vera vocazione era servire i Fratelli nella vita quotidiana di apostolato e desiderava qualche diocesi. La vita, per Lui aveva valore quando la consumava nel servire i fratelli. Il 27 gennaio 1675 il VESCOVO CAPPELLETTI rinunzia alla sede Arcivescovile di Manfredonia. Il giorno seguente il nostro Cardinale fu nomnato vescovo di Manfredonia. Così scriveva nel Suo diario di Manfredonia: "Lunedì 28 febbraio, Sua Santità tenne concistoro segreto, in cui fui proposto per l'arcivescovado sipontino. Qui pure fu letto il relativo decreto dopo di che baciai alla medesima Sua Santità il piede in rendimento di grazie e cominciai a chiamarmi arcivescovo eletto di Manfredonia". Il 3 febbraio 1675 fu consacrato Vescovo nella Chiesa dei Santi Domenico e Sisto in Magnanapoli. Subito dopo il re di Napoli gli offrì la chiesa di Salerno, anzi, anche prima, Papa Clemente X gli aveva proposto la chiesa di Tivoli. Ma Orsini rifiutò. Il nuovo Arcivescovo subito raggiunge la sua Diocesi, consapevole che il Vescovo era il Padre di tutti quei Fedeli.Ogni volto per Lui era Cristo, mai ebbe figli e figliastri. Si prodigò con gioia ed entusiasmo per aiutare e, concretamente, tutti i suoi "figli"! Convinto che la dignità è vera quando cordialmente ci si mette a servizio dei fratelli. Insegnò con la parola, ma soprattutto con la vita, il primato del soprannaturale. Fu prima di tutto Cardinale Arcivescovo della Preghiera. Aborrì feste e chiassate. E' risaputo: quando la tirannia vuole metterci radici, se chi comanda è scaltro e furbo, affoga il popolo in divertimenti e si plaude al tiranno come al dio della propria salvezza, mentre i più non si accorgono che hanno imboccato la via della decadenza, del logorio; si esalta il vizio, si deride la virtù e, chi si oppone, viene dichiarato nemico del popolo e del guadagno del tiranno. Il, vero pastore sa e, con coraggio, lavora per Dio. La sua voce è estranea alla unanimità e non ama i bagni di folla, simbolo di fallimento! Oggi chi più corre e chi più fa rumore, quello è salutato più dinamico. Non è più la testa, ma sono i piedi che contano! Per Lui l'opera del Pastore doveva rassomigliare a quella del Divin Maestro che dedicava buona parte della sua giornata alla preghiera, allo studio della Sacra Scrittura e al servizio del suo popolo.I Suoi ricordi della attività pastorale, il tempo, a volte anche aiutato da poveri falliti, non riesce a cancellare, e trasformare la vita attiva di preghiera, di iniziative, di colloquio, di chiesa aperta, in chiusure senza vergogna. Così scriveva un suo successore, Mons. Cesarano Arcivescovo di Manfredonia negli anni 1950: "I miei figli in Cristo sentono ancora il suo immenso amore paterno e vedono le espressioni di un tale amore nelle opere grandiose del suo genio e del suo apostolato inconfondibile. Il seminario diocesano l'Ospedale Orsini, le chiese del centro diocesi e quelle della periferia, gli asili, i mendicicomi, gli orfanotrofi dotati del marchio inconfondibile del suo stemma a torri con l'orso, sfidano i secoli e sono sulle labbra dei nostri Sipontini come il riconoscimento più ambito delle sue opere mirabili e perpetue…Il suo volume sul Sinodo Diocesano fa testo, ed è un'opera completa, stabile, monumentale…la voce del popolo ancora e sempre lo appella il Santo Papa Orsini. (Vignato,vol.II, p.VIII)
Mons. Angelo Casino