don Eustachio Montemurro (1857-1923) B - GRAVINAOGGI

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don Eustachio Montemurro (1857-1923) B

Città e territorio
Don Eustachio Montemurro, un prete scomodo, disprezzato. Non si scoraggiò

  • Il politico e amministratore
Montemurro vivendo tra il popolo aveva conosciuto i bisogni e le ingiustizie e non si risparmiò per aiutare i più deboli e sostenere i diritti dei lavoratori, impegnandosi politicamente con il gruppo dei Socialisti. Fu un vero socialista, partecipò alla vita di partito, si candidò, fu eletto, svolse il ruolo di amministratore dall'opposizione (1883 al 1891), insieme a Canio Musacchio. Nel Consiglio Comunale svolse un impegno ed uno stimolo per la maggioranza, costringendola a deliberare per il bene della città e per il sostegno dei lavoratori ed indigenti. Si adoperò per il buon servizio scolastico delle Scuole Elementari. Assicurò l'istruzione Tecnica per maschi e donne; fece riaprire il Ginnasio, che egli stesso aveva ostacolato e fatto sospendere, quando si voleva tenerlo aperto a solo dispendio di denaro ed inefficienza formativa. Fu docente di Scienze Naturali, sempre a titolo gratuito, insieme al canonico don Domenico Digiesi, fu componente del Patronato Scolastico "Michelangelo Calderoni" per assicurare le sue azioni politiche e filantropiche. La filantropia di Montemurro venne favorita il 1894 quando fu eletto presidente della Congregazione di Carità, da cui dipendevano l'ospedale di S.Maria del Piede, il Ricovero di Mendicità, l'Asilo nido, l'Orfanotrofio femminile S. Antonio. Amministrò l'Istituzione apportando benefici alle Opere Pie da essa sostenute, anche se non riuscì ad appianare i debiti pregressi e risanare le finanze. Tutto ciò determinò una indagine ispettiva nel 1897, che indusse Montemurro a dimettersi con sommo rammarico, credendo che l'indagine fosse un atto di sfiducia nei suoi confronti. Il suo impegno sociale e politico lo indusse a far parte della prima cellula del Partito Popolare di Don Sturzo e rimosse dalla mente di molti denigratori il pregiudizio di ritenerlo "socialista rivoluzionario".
  • La malattia, il voto
Eustachio, mentre curava i suoi ammalati con amore e dedizione e si spendeva per sostenere i diseredati, fu colpito da grave malattia che lo ridusse in fin di vita. Nessun collega medico o farmaco riusciva a sollevarlo dalle sofferenze e dalla debilitazione, che lo ridusse in fin di vita. Aveva circa 35 anni di età quando, in preda ad una febbre altissima, ebbe in visione o sogno i Santi Medici che lo chiamarono "fratello", comunicandogli che erano intervenuti per purificarlo. Svegliatosi e ripresosi dal torpore febbrile, trovò vicini al capezzale il padre, la zia Lela, il dottor Giuseppe Abruzzese, suo medico curante, don Francesco Fiorentino, suo confessore, ai quali raccontò la visione e dichiarò che: "Se la Madonna mi guarirà mi farò sacerdote". La sua dichiarazione di voto non fu presa in considerazione dai testimoni, perché la considerarono frutto di "delirio da febbre". Eustachio, miracolosamente, si riprese gradualmente sino alla guarigione, ma trascurò il voto, da cui era stato distolto dal padre e da amici, anche se in lui rimaneva il "debito della parola data alla sua venerata e adorata Madre di Dio". Erano trascorsi circa dieci anni dal voto quando, trovandosi presso lo zio arcidiacono don Leopoldo Barbarossa a Minervino Murge, durante la Santa Quaresima, ascoltò nella cattedrale la predica della salvezza delle anime, avvertendo il bisogno di mantenere la promessa al sacerdozio. Chiese aiuto allo zio don Leopoldo, il quale gli consigliò di informare monsignor Cristoforo Maiello, vescovo di Gravina. Quando fu dal vescovo, questi l'ascoltò con meraviglia e scetticismo domandandogli: " Dottore, quanti anni avete? ". " Eccellenza, rispose, con l'aiuto di Dio conto quarantasette anni ". " Dottore mio, replicò Monsignore, siete di un'età un po' avanzata: voi per essere sacerdote, dovete studiare la Teologia, non si potrebbe commutare il voto fatto? ". "Eccellenza, soggiunse Eustachio, io mi rimetto alla scienza di Vostra Eccellenza". A queste parole monsignore Maiello restò alquanto perplesso e gli consigliò di recarsi a Napoli dai Padri della Missione di S. Vincenzo de' Paoli. Il Superiore della Casa dei Vergini, su sollecitazione e preghiera del vescovo di Gravina, invitò Eustachio a presentarsi presso di loro. Eustachio partì per Napoli, ma durante il viaggio fu colto da febbre alta, determinata dall'ansia e suggestione di andare, per la prima volta, presso un convento. Fu accolto cordialmente nella Casa dei Vergini e, durante la notte avvertì disturbi fisici e colpito, ancora una volta, da febbre, chiese aiuto, pregando, il Superiore, che gli inviasse un Padre per confessarsi e chiedere consiglio. Si recò al suo capezzale padre Fasanari, a cui raccontò la sua visione e il voto, che non aveva ancora osservato. Fasanari, dopo aver ascoltato con carità Eustachio, gli disse: "Dottore, il Signore desidera l'adempimento del voto, vi farete sacerdote con la grazia di Dio". Tornò in Gravina e si presentò subito dal vescovo Maiello, comunicandogli quanto era accaduto a Napoli e ciò che gli aveva consigliato Fasanari. Il vescovo gli disse con franchezza e determinazione: "Caro Eustachio, cessa di fare il medico e passa a studiare la teologia", affidandolo al canonico Teologo Don Giuseppe Loglisci per la preparazione in Teologia dommatica e al canonico don Michele Nardone per gli studi di Teologia Morale. Il 1° gennaio 1903 il dottor Eustachio Montemurro indossò l'abito da seminarista in cattedrale e ricevette la Prima tonsura di chierico con la benedizione da S.E. monsignor Cristoforo Maiello alla presenza di molti sacerdoti e numerosi cristiani meravigliati e commossi, poiché il vescovo chiese loro di rendere sentite grazie al Signore per il grande acquisto che faceva la Chiesa di Dio. Tra il 1903 ed il 1904 ricevette tutti gli altri ordini minori e maggiori, dopo prove di esami e accertamenti scrupolosi.
  • Il sacerdote e fondatore di istituzioni
Il 24 settembre 1904 Eustachio fu consacrato sacerdote insieme al giovane diacono Giovanni Colangelo. Il 1° ottobre 1904 don Eustachio celebrò, per la prima volta, la Santa Messa nella chiesa di San Domenico e dal 26 ottobre fu nominato vice parroco della parrocchia di S. Nicola e S. Cecilia. L'anno successivo (1905) don Eustachio ebbe momenti di incertezze e dubbi sulla sua vocazione, per cui chiese aiuto allo zio don Leopoldo e ad altri pii uomini di Chiesa, tra cui il vescovo Maiello, che gli consigliarono corsi spirituali per cogliere liberamente la volontà di Dio. Il suo sacerdozio fu disprezzato, vilipeso e ironizzato da molti cittadini, che lo avevano conosciuto socialista e attivista politico e pubblico amministratore. Furono uomini poveri di spirito e increduli della potenza divina. Don Eustachio non si scoraggiò mai ed esercitò il maggior numero di ministeri: confessò, celebrò messe, predicò, portò il viatico ai moribondi, impartì l'estrema unzione degli infermi. Agli ammalati portò il frutto della professione medica e quella del sacerdozio. Infatti, per alcuni anni riprese anche la professione medica per alcuni casi particolari e col consenso dell'ordinario diocesano. Superò le angosce e gli ostacoli e, con l'aiuto di Don Saverio Valerio diede vita alla "Congregazione dei piccoli Fratelli del SS. Sacramento". Il fortunato incontro con Padre Antonio Losito, redentorista, consentì al Montemurro di avere consigli, adesione e propizio sostegno, perché lo mise in relazione col Cardinale Gennari, che lesse le regole di Istituzione e fornì indicazioni e percorso da seguire. Don Eustachio e don Saverio con apposita lettera a monsignor Nicola Zimarino, neo vescovo di Gravina, comunicarono i loro proponimenti: istituire la "Congregazione dei piccoli fratelli del SS. Sacramento"; l'assenso per condurre vita in comune. Il 1907 i due sacerdoti si unirono a vita comune in casa di don Eustachio dando vita concreta alla "Congregazione dei piccoli fratelli del SS. Sacramento", che dal 1° maggio 1908 si insediò presso la chiesa di S. Emidio. Ai due piccoli fratelli si unirono, progressivamente, altri giovani e qualche confratello sacerdote. I due avevano già ideato e voluto dar vita ad una Congregazione femminile, per cui si attivarono e chiesero aiuto, nuovamente a padre Losito, che li sostenne e li indirizzò a padre Gennaro Maria Bracale, impegnato anch'egli a dar vita ad una Congregazione. Bracale fu raggiunto a Grottaglie, ove teneva esercizi spirituali. Don Eustachio e don Saverio approfittarono della circostanza per seguire un corroborante ritiro spirituale ed concretizzare il loro progetto, che si fece realtà. A Gravina don Montemurro e don Saverio unirono le prime pie donne presso il palazzo Loglisci (Feroce) in via Giardini, e furono affidate a suor Addolorata Terribile, gravinese, più anziana di tutte, con responsabilità di superiora. Intanto don Eustachio ritornò a Grottaglie, dove don Gennaro Bracale aveva unito altre giovani donne, tra cui Maria Addolorata Quaranta, prima fra tutte, determinata e disposta a farsi suora missionaria, contro la volontà dei genitori e per volere di Dio. Il 25 agosto 1909 don Annibale di Francia e don Eustachio Montemurro partirono da Grottaglie per Gravina accompagnati da 4 ragazze: una ostunese e tre grottagliesi, tra cui Maria Addolorata Quaranta, consacrata suor Teresa, prima cellula fondatrice e prima superiora della nascente "Congregazione delle suore missionarie del Sacro Costato", che in casa Loglisci, denominata da padre Bracale "cara Betlem della Congregazione", ebbero il crisma istituzionale ed un progressivo aumento. Le istituzioni di Montemurro e collaboratori, purtroppo, non ebbero il sostegno di monsignor Nicola Zimarino, vescovo di Gravina, che, invece, creò ostacoli ed implacabile opposizione. Questo determinò la fine della "Congregazione dei piccoli fratelli", il trasferimento della "Congregazione del Sacro Costato" a Minervino Murge, la dipartita da Gravina di don Eustachio Montemurro. Montemurro ed il confratello don Saverio nel gennaio del 1914 si trasferirono in Valle di Pompei per coadiuvare il parroco don Gennaro Federico, allora gravemente infermo, e per prestare anche servizio nel Santuario della SS.ma Vergine del Rosario col beneplacito di Sua Eminenza D. Augusto Sily, Delegato Apostolico del Santuario. Il 2 gennaio 1923, don Eustachio, dopo breve malattia, muore a Pompei. Le esequie furono celebrate nella Basilica di Pompei il 3 gennaio. La salma fu seppellita nel cimitero di Scafati. Il bene compiuto da don Eustachio e dal suo compagno produsse amore eroico in tanti figli, a imitazione del Maestro. Per il buon medico e speciale sacerdote è in corso un processo di beatificazione sollecitato dalle suore della "Congregazione del Sacro Costato", che ritengono il loro fondatore un missionario di Dio, che visse e agì per sostenere i bisognosi e concretizzare le volontà divine.
Fedele Raguso
BORZOMATI P., Eustachio Montemurro. Un protagonista del Mezzogiorno tra poveri ed emarginati, a cura di Borzomati, Torino 1994.
DI PIERRO A., Don Eustachio Montemurro fondatore delle Suore Missionarie del Sacro Costato e di Maria SS.ma Addolorata, Roma 1981.
CAPUTO C., Don Eustachio Montemurro, in Caputo C., Servi inutili. La chiesa di Gravina e i suoi preti, Cassano Murge 1986.
SORRENTINO G., Eustachio Montemurro. Medico e sacerdote di Cristo (1857-1923), Roma1974.
CASINO A., Amare è soffrire: Don Eustachio Montemurro, Gravina 17 luglio 1982 - 17 luglio 2006, Centrostampa, Matera 2006

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