don Eustachio Montemurro (1857-1923) A
Città e territorio
Don Eustachio Montemurro, un prete scomodo, disprezzato. Non si scoraggiò
- Il ragazzo vivace, spigliato e disubbidiente
Eustachio nacque a Gravina in Puglia (BA) l'1 gennaio 1857 da Giuseppe, notaio di Matera e da Giulia Barbarossa di Minervino Murge (BA). Fu primo di cinque figli distinguendosi con particolare vivacità e trasgressioni da "bricconcello": era solito fare capricci, contrapporsi ai comandi dei genitori, scappare di casa per rivalsa ai rimproveri e punizioni. Papà Giuseppe e mamma Giulia curarono l'educazione del piccolo Eustachio con amore, con tanta accortezza e con una gran dose di pazienza per evitare effetti negativi e devianti quando il figlio era attratto dal desiderio di condividere, come poteva, gli svaghi e i giochi dei coetanei che vivevano liberi e spensierati per strada. I due coniugi ebbero un valido sostegno nel delicato impegno educativo dei figli da Marbattista, zia di Giuseppe, ex monaca uscita dal convento di S Giuseppe di Matera per motivi di salute, accolta in casa Montemurro. Zia Marbattista inculcò nel giovane Eustachio profondi sentimenti religiosi, che in futuro svilupparono una fulminea ed inaspettata vocazione sacerdotale e il progetto di fondazione delle "Congregazioni dei piccoli fratelli e delle Suore del Sacro Costato". Nel 1967, il colera colpì anche la città di Gravina e non risparmiò casa Montemurro: in pochi giorni morirono mamma Giulia, zia Marbattista, e i piccoli Federico e Maria Francesca. Improvvisamente un gran vuoto con incolmabile carenza di affetti e guida, che segnarono tutti i superstiti e l'adolescente Eustachio. Il notaio Giuseppe affidò i piccoli Francesco e Luigi al cognato don Federico, che li ospitò ed educò in casa a Minervino. Eustachio rimase in casa col padre, che, nonostante gli impegni notarili, curò il figlio con tutte le premure senza trascurare la sua formazione culturale presso la Scuola Elementare Pubblica con gli insegnamenti di Raffaele D'Agostino, maestro stimato e riconosciuto "di ottime qualità morali". Il piccolo Eustachio non fu uno scolaro modello di condotta e profitti, comportamento vivace e non del tutto corretto: 7 in condotta e voti più che sufficienti in quasi tutte le discipline. La formazione spirituale, morale e culturale dell'adolescente Eustachio ebbe l'impronta degli zii materni, soprattutto, don Federico, don Leopoldo e la zia paterna Marbattista, che curò la fanciullezza e adolescenza irrequieta e turbolenta. La perdita della madre e dei piccoli fratelli, segnarono indelebilmente il ragazzo e determinarono una repentina metamorfosi: divenne responsabile, premuroso, buono, per confortarsi e confortare il papà e sostenere i fratelli sopravvissuti. In questa parentesi traumatica della vita si foggiò l'indole futuro medico e, ancor più, il "santo sacerdote".
- Lo studente responsabile
Il vedovo notar Giuseppe ed il cognato don Federico nel 1872 ritennero opportuno affidare Eustachio al Convitto di Matera, ove avrebbe frequentato gli studi ginnasiali e liceali. In Convitto il ragazzo fu educato, responsabile, e alquanto volenteroso negli studi, conseguendo la maturità classica con ottimi risultati. Eustachio, decise di iscriversi alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Napoli, sicuramente sollecitato dalla triste esperienza del colera e delle sofferenza sofferte dai suoi familiari e per quelle dei suoi concittadini e piccoli coetanei. Le risorse finanziarie di notar Giuseppe non erano sufficiente per poter mantenere a Napoli il figlio e poter pagare le tasse universitarie. Chiese aiuto al cognato don Federico e, soprattutto all'Ufficio Assistenza del Comune di Gravina, che generosamente, assecondò la richiesta: "Il Consiglio Comunale…. Visto l'istanza del signor Giuseppe Montemurro "…gli accorda 60 lire mensili, subordinate però alla frequenza e al profitto negli studi, da dimostrarsi all'Amministrazione con periodici attestati dei professori universitari…". Il sostegno del Comune di Gravina consentì al giovane Eustachio di risiedere a Napoli e seguire gli studi universitari. Egli dovette onorare e gratificare la fiducia del padre, degli zii e, particolarmente, quella degli Amministratori della città. "Studiò anche al lume della luna" per avere più tempo da impiegare alla frequenza dei corsi accademici teorici e pratici. Profuse il massimo impegno in tutte le discipline, conseguendo ragguardevoli risultati e rispettando i tempi legali del corso di laurea, per non prolungare il peso finanziario del padre e dello zio, che intanto veniva a mancare prima della laurea. Per non interrompere gli studi accademici rinviò il servizio di leva obbligatoria. Infatti, il 1881, dopo aver conseguito il diploma speciale in Scienze Naturali e Matematica e la laurea in Medicina e Chirurgia con il massimo dei voti e la lode, fu chiamato per assolvere l'obbligo di leva. Il Distretto Militare gli conferì il grado di sottotenente medico con regio decreto del 15 dicembre 1881 e lo inviò al 68° Reggimento di Fanteria di stanza a Bologna. Il sottotenente Montemurro per causa di infermità fisiche interruppe il servizio militare dopo 4 mesi ed il mese di aprile 1882 rientrò a Gravina riformato e congedato definitivamente.
- Il docente, il medico
Il giovane dottore Montemurro quando rientrò a Gravina fu nominato professore nel Liceo Ginnasio del Seminario vescovile ed esplicò l'attività docente fino al 1886, a titolo gratuito, con i colleghi sacerdoti don Michele Varvara, don Nicola Spagnolo, don Francesco Paolo Loglisci, ricordati come insigni educatori della gioventù. A Gravina circolava già buona stima del dottor Montemurro e molti concittadini lo adottarono come medico di famiglia. Intanto, l'Amministrazione Comunale lo aveva prescelto per affidargli la condotta medica in unione con altro collega. Il dottore Eustachio rifiutò la proposta di incarico sostenuto dalla convinzione che in due non avrebbero assicurato una buona assistenza per tutti i bisognosi di assistenza medica, per cui propose di suddividere la popolazione in quartieri e assegnare la condotta medica individuale. Il dottore Eustachio si mise in proprio e svolse la professione libera, poiché aveva acquisito come clienti molti nuclei familiari e veniva interpellato con frequenza per consulte mediche per casi di particolari patologie. Ben presto ogni mattina si recava a casa dei suoi assistiti e con il sorriso sulla bocca visitava, curava, sosteneva il morale. Dagli assistiti più poveri non chiedeva compensi, anzi, forniva medicinali e contribuiva ad assicurare il necessario alla guarigione. Pretendeva dai suoi assistiti obbedienza alle prescrizioni di riposo, di terapia e di prevenzione. Si prodigò a vaccinare i bambini e assistere direttamente casi di ammalati con infezioni e malattie contagiose. Non lesinò di accorrere in aiuto di colleghi e di ammalati non clienti, elargendo prima l'amore e l'affetto umano e, poi, la competenza medica e farmacologia. "Fu rigoroso nelle osservazioni cliniche, riservato nei giudizi, umile e insieme savio ragionatore, e nei consulti mai sembrava sedere in cattedra per dettare sentenze, ma piuttosto per porgere consigli". Esplicava l'assistenza di giorno e studiava e si aggiornava a fine giornata e la notte, per conoscere i progressi della Medicina e della Chirurgia e assicurare ai suoi pazienti assistenza sempre aggiornata e più efficace. Egli fu convinto che la cooperazione tra colleghi con gli scambi di conoscenze ed esperienze avrebbe potuto assicurare una assistenza medica più efficace, curare e guarire anche casi impossibili. Con alcuni colleghi diede vita ad una Associazione Medica con lo scopo di istituire un dispensario aperto al popolo con visite gratuite ai poveri. Il 1883 l'Associazione, già operante, ebbe il plauso ed il sostegno della Civica Amministrazione e si aggiornò con un nuovo statuto per divenire più stabile ed efficace.
Fedele Raguso
BORZOMATI P., Eustachio Montemurro. Un protagonista del Mezzogiorno tra poveri ed emarginati, a cura di Borzomati, Torino 1994.
DI PIERRO A., Don Eustachio Montemurro fondatore delle Suore Missionarie del Sacro Costato e di Maria SS.ma Addolorata, Roma 1981.
CAPUTO C., Don Eustachio Montemurro, in Caputo C., Servi inutili. La chiesa di Gravina e i suoi preti, Cassano Murge 1986.
SORRENTINO G., Eustachio Montemurro. Medico e sacerdote di Cristo (1857-1923), Roma1974.
CASINO A., Amare è soffrire: Don Eustachio Montemurro, Gravina 17 luglio 1982 - 17 luglio 2006, Centrostampa, Matera 2006
Fedele Raguso
BORZOMATI P., Eustachio Montemurro. Un protagonista del Mezzogiorno tra poveri ed emarginati, a cura di Borzomati, Torino 1994.
DI PIERRO A., Don Eustachio Montemurro fondatore delle Suore Missionarie del Sacro Costato e di Maria SS.ma Addolorata, Roma 1981.
CAPUTO C., Don Eustachio Montemurro, in Caputo C., Servi inutili. La chiesa di Gravina e i suoi preti, Cassano Murge 1986.
SORRENTINO G., Eustachio Montemurro. Medico e sacerdote di Cristo (1857-1923), Roma1974.
CASINO A., Amare è soffrire: Don Eustachio Montemurro, Gravina 17 luglio 1982 - 17 luglio 2006, Centrostampa, Matera 2006