Vita senza demoni e un mondo guarito
Politica e cultura
Prima missione dei discepoli
Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli. Ogni volta che Dio
ti chiama, ti mette in viaggio. Il nostro Dio ama gli orizzonti e le brecce. A
due a due: perché il due non è semplicemente la somma di uno più uno, è
l'inizio del noi, la prima cellula della comunità.
Ordinò loro di non prendere nient'altro che un bastone. Solo
un bastone a sorreggere la stanchezza e un amico su cui appoggiare il cuore. Né
pane, né sacca, né denaro, né due tuniche. Saranno quotidianamente dipendenti
dal cielo. Li vedi avanzare da una curva della strada, sembrano mendicanti
sotto il cielo di Abramo. Gente che sa che il loro segreto è oltre loro, «annunciatori
infinitamente piccoli, perché solo così l'annuncio sarà infinitamente grande»
(G. Vannucci).
Ma se guardi meglio, puoi notare che oltre al bastone
portano qualcosa: un vasetto d'olio alla cintura. Il loro è un pellegrinaggio
mite e guaritore da corpo a corpo, da casa a casa. La missione dei discepoli è
semplice: sono chiamati a portare avanti la vita, la vita debole: ungevano con
olio molti infermi e li guarivano.
Si occupano della vita, come il profeta Amos, cacciano i
demoni, toccano i malati e le loro mani dicono: «Dio è qui, è vicino a te, con
amore». Hanno visto con Gesù come si toccano le piaghe, come non si fugga mai
dal dolore, hanno imparato l'arte della carezza e della prossimità. E
proclamavano che la gente si convertisse: convertirsi al sogno di Dio: un mondo
guarito, vita senza demoni, relazioni diventate armoniose e felici, un mondo di
porte aperte e brecce nelle mura. Le loro mani sui malati predicano che Dio è
già qui. È vicino a me con amore. È qui e guarisce la vita.
Francesco ammoniva i suoi frati: si può predicare anche con
le parole, quando non vi rimane altro. Se in qualche luogo non vi accogliessero
e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi
come testimonianza per loro.
Gesù li prepara anche all'insuccesso e al coraggio di non
arrendersi. Come i profeti, che credono nella parola di Dio più ancora che nel
suo realizzarsi: Isaia non vedrà la vergine partorire, né Osea vedrà Israele
condotto di nuovo nel deserto del primo amore. Ma i profeti amano la parola di
Dio più ancora che i suoi successi. I Dodici hanno quella stessa fede da
profeti: credono nel Regno ben prima di vederlo instaurarsi. L'ideale in loro
conta più di ciò che riescono a realizzarne.
Bellissimo Vangelo, dove emerge una triplice economia:
della piccolezza, della strada, della profezia. I Dodici vanno, più piccoli dei
piccoli; sulla strada che è libera, che è di tutti, che non si ferma mai e ti
porta via, come Dio con Amos; vanno, profeti del sogno di Dio: un mondo
totalmente guarito.Ermes Ronchi novena.it