Una chiesa che non c'è più. Santa Maria delle pupille
Città e territorio
La freccia indica il campanile della chiesa ubicata nell'attuale via Pupilli dietro il "campo di Caione".
Da sinistra: Ninni Gramegna, Pasquale Vitucci, Fabio Indrio, Onofrio Grisolia, Michele Riviello, Salvatore Iannetti. Seduti. Carlo Tullo, Vito Dellera, Salvatore Divella, Enzo Barbara e Franco Florio
Foto gentilmente fornita da Enzo Barbara
Chiesa eretta nel 1658 da Giovanni Gramegna sotto il vescovado di mons. Domenico Cennini (1645 -1684).
Abbiamo una prima descrizione nella Visita Apostolica della citta di Gravina del Cardinale Vincenzo Maria Orsini 1714: "Eretta questa chiesa nel 1656 da tal Giovanni Gramegna sotto il Vescovo Cennini, lunga palmi 17 e ½ e larga palmi 13 e ½, con volto di tufi, è stata dolcemente abbellita dal sacerdote Tommaso Gramegna, figliuolo del Fondatore, e dal medesimo prete (da cui è parimenti conservata), fatta dotare di ducati 220, cioè 100 da tal Donato Antonio Varvara, suo cognato, e 120 da tale Costanza Maria Tota, sua nipote, del cui frutto (salva la Messa, manutenzione, e riparazione della chiesa, e sua suppellettile) ne fa egli celebrare una Messa in ogni Domenica."
Sorgeva fuori le mura, a breve distanza dalla città e di essa è ancora vivo il ricordo conservato dalla via che vi conduceva ad essa e che da essa prese il nome di "via Pupilli", ultima traversa sulla sinistra scendendo per l'attuale via A. De Gasperi di questa nostra città, prima di svoltare sempre a sinistra per via Tripoli.
Il vescovo mons. Vincenzo Ferrero (1725-1730) ci ha lasciato di essa questa descrizione: "L' altare tiene due pilastri di trofino, che reggono la mensa tutta di un pezzo della stessa pietra, col paliotto di vetro, e dentro lo stipite un 'Cristo sepolto', lavorato di gesso, dipinto a marmoresco, col quadro a cristallo e quattro statuette intere". E così era fino al 1969 con in più, sulla parete di fondo, alcune immagini di santi affrescate, attribuibili al Santulli.
La scomparsa di questa chiesa va attribuita, non al logorio del tempo e al disuso, ma all' ignoranza e all' incuria dei responsabili, i quali per la sua particolare ubicazione, avrebbero potuto conservarla a testimonianza di un passato senza ritorni.
Notizie liberamente tratte da:
- "Visita Apostolica della città di Gravina" p. 63 del Cardinale Vincenzo Maria Orsini, 1714.
- "Gravina Urbs Opulenta" di Giuseppe Lucatuorto, pp. 69-70.