Un Padre che intorno vuole figli non servi
Politica e cultura
Il ritorno del figliol prodigo, Giovanni Francesco Barbieri detto il
Guercino,Vienna, Kunsthistorisches Museum
La parabola più famosa, più bella, più spiazzante, si articola in
quattro sequenze narrative.
Prima scena. Un padre aveva due figli. Un incipit che causa subito
tensione: nel Libro le storie di fratelli non sono mai facili, spesso
raccontano di violenza e di menzogne. E sullo sfondo il dolore muto dei
genitori, di questo padre così diverso: non ostacola la decisione del ragazzo;
lo dà in sposo alla sua propria libertà, e come dote non dovuta cede la metà
dei beni di famiglia.
Secondo quadro. Il giovane inizia il viaggio della vita, ma le sue
scelte sbagliate (sperperò il denaro vivendo da dissoluto) producono una
perdita di umanità: il principe sognatore diventa servo, un porcaio che ruba
ghiande per sopravvivere. Allora rientra in sé, e rivede la casa del padre, la
sente profumare di pane. Ci sono persone nel mondo con così tanta fame che per
loro Dio (o il padre) non può che avere la forma di un pane (Gandhi). Decide di
tentare, non chiederà di essere il figlio di ieri, ma uno dei servi di adesso:
trattami come un salariato! Non osa più cercare un padre, cerca solo un buon
padrone. Non torna perché ha capito, torna per fame. Non per amore, ma per la
morte che gli cammina a fianco paziente.
Terza sequenza. Il ritmo della storia cambia, l'azione si fa
incalzante.
Il figlio si incammina e il padre, che è attesa eternamente aperta, lo
vede che era ancora lontano e gli corre incontro. L'uomo cammina, Dio corre.
L'uomo si avvia, Dio è già arrivato.
E ha già perdonato in anticipo di essere come siamo, prima ancora che
apriamo bocca. Il tempo dell'amore è prevenire, buttare le braccia al collo,
fretta di carezze dopo la lunga lontananza.
Non domanda: da dove vieni, ma: dove sei diretto?
Non chiede: perché l'hai fatto? ma:
vuoi ricostruire la casa?
La Bibbia sembra preferire storie di ricomposizione a storie di fedeltà
infrangibile. Non ci sono personaggi perfetti nella Bibbia, il Libro è pieno di
gente raccolta dalle paludi, dalle ceneri, da una cisterna nel deserto, da un
ramo di sicomoro, e delle loro ripartenze sotto il vento di Dio.
L'ultima scena si svolge attorno a un altro figlio, che non sa
sorridere, che non ha la musica dentro, che pesa e misura tutto con un cuore
mercenario. Ma il padre, che vuole figli intorno e non servi, esce e lo prega,
con dolcezza, di entrare: vieni, è in tavola la vita. E la modernità di un
finale aperto.
È giusto il padre della parabola? Dio è così? Così eccessivo, così
tanto, così oltre? Sì, immensa rivelazione per cui Gesù darà la vita: Dio è
amore, esclusivamente amore. L'amore non è giusto, è sempre oltre, centuplo,
eccedenza. Ma è proprio questo il Dio di Gesù, il Dio che mi innamora.
Ermes Ronchi, novena.it