Sorpresi da Gesù: «Mi ami più di tutti?»
Politica e cultura
Duccio di Buoninsegna: L’Apparizione di Cristo sul lago Tiberiade, Museo
dell’Opera del duomo, Siena.
Un'alba sul lago di Galilea. Quante albe nei
racconti pasquali! Ma tutta «la nostra vita è un albeggiare continuo (Maria
Zambrano), un progressivo sorgere della luce. Pietro e gli altri sei compagni
si sono arresi, sono tornati indietro, alla vita di prima. Chiusa la parentesi
di quei tre anni di strade, di vento, di sole, di parole come pane e come luce,
di itineranza libera e felice, conclusa nel modo più drammatico. E i sette,
ammainata la bandiera dei sogni, sono tornati alla legge del quotidiano. «Ma in
quella notte non presero nulla». Notte senza stelle, notte amara, in cui in
ogni riflesso d'onda pare loro di veder naufragare un sogno, un volto, una
vita. In quell'albeggiare sul lago il miracolo non sta nel ripetersi di un'altra
pesca straordinaria, sta in Pietro che si butta in acqua vestito, che nuota più
forte che può, nell'ansia di un abbraccio, con il cuore che punta diritto verso
quel piccolo fuoco sulla riva. Dove Gesù, come una madre, ha preparato una
grigliata di pesce per i suoi amici. Poteva sedersi, aspettare il loro arrivo,
starsene ad osservare, arrivare dopo, invece no, non trattiene la cura, non
frena le attenzioni per loro: fuoco, braci, pesce, il tempo, le mani, il cibo.
Si preoccupa di accoglierli bene, stanchi come sono, con qualcosa di buono.
Gli incontri pasquali sono veri, è davvero Gesù,
perché quelli che compie sono solo gesti d'amico! Sulla spiaggia, attorno a
pane e pesce alla griglia, il più bel dialogo del mondo. Tre brevissime,
fulminanti domande, rivolte a un pescatore bagnato come un pulcino, e l'alba è
fredda; a Pietro che trema vicino alle braci di un fuocherello, trema per il
freddo e per la domanda bruciante: Simone di Giovanni, mi ami più di tutti?
Gesù non si interessa di aspetti dottrinali (hai
capito il mio messaggio? ti è chiara la croce?), per lui ciò che brucia sono i
legami interpersonali. Vuol sapere se dietro di sé ha lasciato amore, solo
allora può tornare dal Padre. Teresa d'Avila, in un'estasi, sente: «Per un “ti
amo” detto da te, Teresa, rifarei da capo l'universo». «Simone, mi ami?». Gesù
vuol rifare Pietro da capo, lui non si interessa di rimorsi, di sensi di colpa,
di pentimenti, ma di cuori riaccesi di nuovo.
E Gesù abbassa le sue richieste e si adegua alla
fragilità di Pietro, contento di quel piccolo: «ti sono amico», di quella
briciola di «ti voglio bene». Non vuole imporsi, Gesù, vuole vedere il mondo
con gli occhi di Pietro, vederlo con il cuore del debole, con gli occhi del
povero, da incarnato, o non cambierà mai niente. Non dall'alto di un trono, ma
all'altezza della canzone che cantano gli occhi dell'apostolo stanco. E ogni
cuore umano è stanco.
Ermes Ronchi, novena.it