Se tu ami, la tua vita è comunque un successo
Politica e cultura
L'Ultima Cena di Pieter Paul Rubens, Pinacoteca di Brera, Milano
I pochi versetti del Vangelo di oggi ruotano intorno al
magico vocabolario degli innamorati:
amore, amato, amatevi, gioia. «Tutta la legge inizia con un
“sei amato” e termina con un “tu amerai”. Chi astrae da questo, ama il contrario
della vita» (P. Beauchamp).
Roba grossa. Questione che riempie o svuota la vita: questo
vi dico perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. L'amore è
da prendere sul serio, ne va del nostro benessere, della nostra gioia. Anzi,
ognuno di noi vi sta giocando, consapevole o no, la partita della propria
eternità. Io però faccio fatica a seguirlo: l'amore è sempre così poco, così a
rischio, così fragile.
Faccio fatica perfino a capire in che cosa consista l'amore
vero, vi si mescola tutto: passione, tenerezza, emozioni, lacrime, paure,
sorrisi, sogni e impegno concreto.
L'amore è sempre meravigliosamente complicato, e sempre
imperfetto, cioè incompiuto. Sempre artigianale, e come ogni lavoro artigianale
chiede mani, tempo, cura, regole: se osserverete i miei comandamenti, rimarrete
nel mio amore. Ma come, Signore, chiudi dentro i comandamenti l'unica cosa che
non si può comandare? Mi scoraggi: il comandamento è regola, costrizione,
sanzione. Un guinzaglio che mi strattona.
L'amore invece è libertà, creatività, una divina follia...
Ma Gesù, il guaritore del disamore, offre la sua pedagogia sicura in due tempi:
1. Amatevi gli uni gli altri. Non semplicemente: amatevi.
Ma: gli uni gli altri, Non si ama l'umanità in generale o in teoria. Si amano
le persone ad una ad una; si ama quest'uomo, questa donna, questo bambino, il
povero qui a fianco, faccia a faccia, occhi negli occhi.
2. Amatevi come io vi ho amato. Non dice “quanto me”, perché
non ci arriveremmo mai, io almeno; ma “come me”, con il mio stile, con il mio
modo unico: lui che lava i piedi ai grandi e abbraccia i bambini; che vede uno
soffrire e prova un crampo nel ventre; lui che si commuove e tocca la carne, la
pelle, gli occhi; che non manda via nessuno; che ci obbliga a diventare grandi
e accarezza e pettina le nostre ali perché pensiamo in grande e voliamo
lontano.
Chi ti ama davvero? Non certo chi ti riempie di parole dolci
e di regali. L'amore è vero quello che ti spinge, ti incalza, ti obbliga a
diventare tanto, infinitamente tanto, a diventare il meglio di ciò che puoi diventare
(Rainer Maria Rilke).
Così ai figli non servono cose, ma padri e madri che
diano orizzonti e grandi ali, che li facciano diventare il meglio di ciò che
possono diventare. Anche quando dovesse sembrare che si dimenticano di noi.
Parola di Vangelo: se ami, non sbagli. Se ami, non fallirai la vita. Se ami, la
tua vita è stata già un successo, comunque.Ermes Ronchi novena.it