Santa Maria La Nova
Città e territorio
La chiesa-grotta dedicata a Santa Maria La Nova è una delle tante chiese rupestri scomparse o trasformate. Essa era ubicata nelle adiacenze del convento e chiesa di San Francesco. Oggi, dopo attenta indagine nell'area in cui, probabilmente, trovavasi la chiesa, si ritiene che la grotta sconsacrata si trova in un inclaustro ipogeo, posto lungo la via Pietro Ianora. Nell'inclaustro ci sono 3 aperture ad angolo retto, che costituiscono accessi a tre ambienti distinti, una volta comunicanti tra di loro. Al loro interno ci sono segni di absidi, lucerne e alcune tracce di affreschi. La chiesa e l'omonimo monastero benedettino maschile sono attestati sin dall'XI secolo. Nel 1154 monsignor Orso, vescovo di Gravina la donò all'abate Marino del monastero di Cava dei Tirreni. Il dono con relativo possesso fu confermato negli anni seguenti. I vescovi di Gravina effettuarono regolarmente le visite pastorali e fecero registrare preziose descrizioni. Nella visita di monsignor Francesco Bosio del 1569 si legge che la chiesa era ubicata “nella strada del duca”, sotto terra, e vi si scendeva per alcuni gradini di pietra e si poteva accedere tramite due porte. Aveva un altare maggiore di tufo, a cui si arrivava per due gradini di pietra. La chiesa era consacrata, circondata da altri due altari laterali sconsacrati, di cui uno dedicato a S. Anna; al centro si trovava una cisterna". Nella visita successiva dello stesso vescovo Bosio del 1574 fu precisato che: la chiesa era sostenuta da quattro colonne con figure di santi ormai sbiadite e consunte dall'umidità; aveva un altare nuovo di pietra con candelabri di ferro, con l'immagine del Crocifìsso; sulla parete c'era l'immagine della Gloriosissima Vergine Maria, non riconoscibile più per vetustà; era dipendente dal monastero della SS. Trinità di Cava; la messa domenicale era celebrata dai frati di S. Francesco. Il cardinale Fra Vincenzo Maria Orsini il 1714 trovò la chiesa in condizioni veramente indecenti per officiare le funzioni sacre e perciò ordinò l'abbattimento dell'altare e l'utilizzo di ogni materiale per la chiesa di S. Andrea.
Associazione Amici della “Fondazione E. Pomarici Santomasi”
Via Santa Maria La Nova
Si trova nella via sottostante la chiesa di san Francesco (basta scendere quattro gradini subito a sinistra uscendo dalla stessa chiesa), nel quartierino delimitato da via Museo a via Fungarola.
Il toponimo sorse in onore di una chiesa rupestre preesistente alla chiesa di San Francesco che le stava quasi addossata, sconsacrata e oggi non più rintracciabile. Santa Maria Nova o Santa Maria della Nova è denominazione molto diffusa nell' intera Penisola italiana (vedi a Ostuni, ad Aversa, a Napoli, a Roma). Il curioso che vuole conoscere l'etimologia è subito soddisfatto: dal Medioevo a tutto il Rinascimento era solito sostituire le cripte antiche con le nuove chiese edificate nei centri abitati. Infatti esisteva prima Santa Maria Antiqua e quando venne costituita la nuova chiesa fu logicamente detta Santa Maria La Nuova o Santa Maria Nova o ancora Santa Maria della Nova.
Si provi a ricercare per credere!
Approfittiamo in questa sede per riferire (passim) ciò che Domenico Nardone nella sua opera storiografica attesta: "Furono per Gravina chiese di origine benedettina: quella di San Giovanni Battista in Fondovito; quella dell'Addolorata nel Borgo Vecchio; quella di sant'Andrea nell'omonimo convento; quella di Santa Maria Nova; la chiesa di Santa Maria della Stella; quella di Sant'Angelo del Frassineto, dove oggi esiste l'omonimo fontana-pilone, sulla via per Dolcecanto; quella di San Donato della Selva in contrada detta Belmonte e molte altre chiese e priorati come: San Giacomo, di cui oggi non resta che una fontana con pilaccio; San Felice, San Mauro, Sant'Eustacchio, San Secondino, San Girolamo, Sant'Antonio, Sant'Eligio, San Lorenzo, ecc.. nomi di Santi che sono rimasti ad indicare le varie contrade ove le singole chiese furono ubicate".
Da "Notizie storiche sulla città di Gravina", IV edizione, Adda Editore. p. 21