Santa Famiglia - GRAVINAOGGI

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Santa Famiglia

Politica e cultura
Pagina a cura di Vito Raguso
Il Vangelo racconta di una famiglia guidata da un sogno. Oggi noi, a distanza, vediamo che il personaggio importante di quelle notti non è Erode il Grande, non è suo figlio Archelao, ma un uomo silenzioso e coraggioso, concreto e sognatore: Giuseppe, il disarmato che è più forte di ogni Erode. E cosa fa Giuseppe?
Sogna, stringe a sé la sua famiglia, e si mette in cammino. Tre azioni: seguire un sogno, andare e custodire. Tre verbi decisivi per ogni famiglia, e per ogni individuo; di più, per le sorti del mondo. Sognare è il primo verbo. Il verbo di chi non si accontenta del mondo così com’è.
Un granello di sogno, caduto dentro gli ingranaggi duri della storia, è sufficiente a modificarne il corso. Giuseppe nel suo sogno non vede immagini, ascolta parole, è un sogno di parole. È quello che è concesso a ciascuno di noi, noi tutti abbiamo il Vangelo che ci abita con il suo sogno di cieli nuovi e terra nuova. Nel Vangelo Giuseppe sogna quattro volte (l’uomo giusto ha gli stessi sogni di Dio) ma ogni volta l’angelo porta un annunzio parziale, ogni volta una profezia breve, troppo breve; eppure per partire e ripartire, Giuseppe non pretende di avere tutto l’orizzonte chiaro davanti a sé, ma solo tanta luce quanta ne basta.
Andare, è la seconda azione. Ciò che Dio indica, però, è davvero poco, indica la direzione verso cui fuggire, solo la direzione; poi devono subentrare la libertà e l’intelligenza dell’uomo, la creatività e la tenacia di Giuseppe. Tocca a noi studiare scelte, strategie, itinerari, riposi, misurare la fatica. Il Signore non offre mai un prontuario di regole per la vita sociale o individuale, lui accende obiettivi e il cuore, poi ti affida alla tua libertà e alla tua intelligenza. Il terzo verbo è custodire, prendere con sé, stringere a sé, proteggere. Abbiamo il racconto di un padre, una madre e un figlio: le sorti del mondo si decidono dentro una famiglia. È successo allora e succede sempre. Dentro gli affetti, dentro lo stringersi amoroso delle vite, nell’umile coraggio di una, di tante, di infinite creature innamorate e silenziose. “Compito supremo di ogni vita è custodire delle vite con la propria vita” (Elias Canetti), senza contare fatiche e senza accumulare rimpianti. Allora vedo Vangelo di Dio quando vedo un uomo e una donna che prendono su di sé la vita dei loro piccoli.
Allora: cosa pensare della famiglia? Si può pensare che è una cosa così bella, che anche Dio ha sentito il bisogno di averne una.
Si può pensare che “è il luogo dove siamo trattati meglio, e dove nonostante tutto si brontola di più” (Garland).
Come ha detto un famoso autore russo: “Solo all’interno della famiglia l’uomo sente di possedere un valore assoluto, di essere insostituibile. Per questo motivo la famiglia è modello e cellula costitutiva della fratellanza universale e della società umana” (Vladimir Solovev).
Ma bisogna amare la famiglia! Perché è modello e cellula della società nel bene e nel male! Se si sgretola la famiglia quando prevale l’egoismo e l’orgoglio, si sgretola anche la società.
Se in famiglia non si osservano i valori come l’amore, la comprensione, il dialogo, la pazienza, la sopportazione, l’educazione, la preghiera in comune, il rispetto … neppure la società potrà guadagnarne.
Se ci pensiamo bene, le sole gioie pure e non venate di tristezza che l’uomo può godere sulla terra, sono quelle della famiglia.
NiLo



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