San Michele protettore della città
Manifestazioni
Riuscita l’Armata di Carlo III ad impadronirsi di sorpresa di Napoli, costrinse le soldatesche austriache a riparare in Puglia, ove speravano di collegarsi con le milizie promesse dai tedeschi per poter poi attaccare con esse le forze avversarie con miglior successo. Giunte in Puglia si dettero subito ad occupare militarmente le città che sapevano favorevoli alla dinastia Spagnola. Fra queste fu compresa Gravina. All’annunzio del loro arrivo, il governatore, come ordine ricevuto dal Duca, fece trovare chiuse le porte della città e il popolo pronto alla difesa. Gli austriaci che arrivarono sul calar del giorno, si alloggiarono provvisoriamente nei locali della Madonna delle Grazie, nel vicino convento dei Cappuccini e negli altri edifici che allora esistevano fuori le mura. Quivi passarono la notte con l’intento di rimandare all’indomani le operazioni per la violenta occupazione della città. Era un esercito di circa 6500 uomini, fra fanti, corazze ed ussari; ma poiché la città era ben munita e fortificata, si sperava di poter resistere al primo urto; tanto più che era stato preannunziato l’immediato arrivo degli Spagnoli. Il dì seguente, vedendo gli Austriaci l’ostinatezza della difesa e l’inutilità dei loro assalti, si dettero a razziare per il nostro territorio, facendo copiosa preda di viveri e di animali.
Intanto in città tutti erano in orgasmo. Le donne, temendo da un momento all'altro l'entrata dei nemici, si erano riversate nelle chiese ad invocare la protezione dei Santi, specie quella del Patrono di S. Michele, verso il quale l'intera popolazione nutriva una illimitata fede e devozione; mentre da parte del
comando austriaco non si cessava di premere sull'autorità locale perché consegnassero bonariamente la città, onde evitare l'eccidio della popolazione. Per l'espresso divieto ricevuto dal Duca, si dovette però persistere nella difesa. E poiché l'arrivo degli spagnoli ritardava, si cominciò a temere per la caduta nelle mani degli Austriaci; e il ricordo delle passate disavventure metteva in tutti il più nero e giustificato sgomento. Era questo lo stato d'animo dei gravinesi la sera del 19 maggio 1734, e tutta la notte fu passato in veglia e in continue trepidazioni. Sul far del giorno, una bandiera bianca, fu vista sventolare nell'accampamento austriaco e due araldi approssimarsi alla principale porta della Città detta, come sappiamo, di S. Maria degli Angeli. Quivi giunti, suonarono le trombe, e chiesero di essere introdotti per conferire col governatore. Che cosa era avvenuto nel buio della precedente notte ? ... Cosa volevano gli austriaci, dopo i furiosi assalti e le minacce del giorno prima?. . Cosa venivano a chiedere gli araldi al Governatore?...Furono queste le svariate domande che corsero sulla bocca di tutti, e la speranza di uno scongiurato pericolo cominciava a rasserenarne gli animi, e si tramutava in letizia quando gli araldi furono visti uscire e poi tornare insieme al comandante austriaco, che, con la sola scorta di pochi ufficiali, furono accolti onorevolmente, e con animo lieto, dal governatore. Da ogni parte si gridò al miracolo; e tutti gli armati austriaci, senza fare più alcun danno alla città, non appena il Comandante ritornò fra loro, si allontanarono definitivamente. Attribuito il miracolo a S. Michele, la fantasia popolare creò la seguente leggenda: si disse che l'allontanamento degli austriaci da Gravina fosse stato motivato dal fatto che nella notte sul 20 maggio 1734 il condottiero austriaco avesse avuto in sogno la visione di un giovane guerriero che, armato di elmo e corazza, gli avesse puntata la spada alla gola ingiungendogli di allontanarsi subito da Gravina con tutto il suo seguito. Il condottiero, turbato da questo sogno che aveva avuto per lui tutte le apparenze della realtà, si decise a togliere l'assedio; ma prima di allontanarsi col suo esercito, domandò di voler entrare in città con pochi uomini di scorta per visitare la cattedrale, e vedere la statua del Protettore di Gravina. Avendo riconosciuto nella effigie di S. Michele le sembianze del fatidico guerriero da lui visto in sogno nella notte prima, si prostrò dinanzi e le fece dono del suo elmo d'argento, della spada e della lunga catenina d'oro che portava al collo ( vedi foto). Questa la leggenda. Stando però alla storia, noi dobbiamo ritenere che la rapida ed improvvisa partenza degli austriaci da Gravina sia stata determinata dal fatto che, essendo sopraggiunta in Puglia l'armata spagnola per dare loro la caccia, e non avendo gli austriaci ricevuto in tempo gli aiuti promessi dalla Germania, nè potendo in alcun modo evitare la battaglia, siano stati sollecitati dal comando generale a concentrarsi nella pianura di Bitonto. Infatti la mattina del 20 maggio 1734 tutto il contingente che si trovava sotto le mura di Gravina fu visto passare da Bitetto di buon'ora, diretto verso la città di Bitonto, ove affluirono tutti gli altri reparti che si trovarono distaccati negli altri paesi. E, poiché l'armata Spagnola aveva già occupato le campagne di Ruvo e Terlizzi, ed era venuto a contatto con l'esercito austriaco, delle scaramucce si iniziarono fra le rispettive avanguardie, finché i due eserciti non si scontrarono nella decisiva battaglia di Bitonto, ove l'armata Spagnola rimase vittoriosa.
L'elezione di S. Michele Arcangelo a protettore principale di Gravina, Vescovo Monsignor Cennini, fu approvata e confermata con bolla di Papa Clemente X e con parere favorevole della Sacra Congregazione del Riti. Fu motivata dalla particolare devozione che il popolo gravinese aveva già da tempo per questo Arcangelo.
D. NARDONE, Notizie storiche sulla città di Gravina, Bari 1990, 4a ed., p. 280