Quel pane moltiplicato che chiama alla fraternità
Politica e cultura
Antonio Vaccaro (Napoli 1678 - 1745). La moltiplicazione dei
pani e dei pesci. Collezione privata
Domenica del pane che trabocca dalle mani, dalle ceste, che
sembra non finire mai. E mentre lo distribuivano, non veniva a mancare; e
mentre passava di mano in mano, restava in ogni mano.
C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci...
Un pane d'orzo, il primo cereale che matura; un ragazzo, in cui matura un uomo.
Quella primizia d'umanità ha capito tutto, nessuno gli ha chiesto nulla e il
ragazzo mette tutto a disposizione. È questa la prima scintilla della risposta
alla fame della folla.
Ma che cosa sono cinque pani per 5.000: uno a mille. Il
Vangelo sottolinea la sproporzione tra il poco di partenza e la fame
innumerevole che assedia. Sproporzione però è anche il nome della speranza, che
ha ragioni che la ragione non conosce. E il cristiano non può misurare le sue
scelte solo sul ragionevole, sul possibile.
Perché dovremmo credere a un Risorto, se siamo legati al
possibile? La stessa sproporzione la sentiamo di fronte ai problemi immensi del
nostro mondo. Io ho solo cinque pani, e i poveri sono legioni. Eppure Gesù non
bada alla quantità, ne basta anche meno, molto meno, una briciola. E la follia
della generosità. E infatti, non appena gli riferiscono la poesia e il coraggio
di questo ragazzo, sente scattare dentro come una molla: Fateli sedere! Adesso
sì che è possibile cominciare ad affrontare la fame!
Gesù prese i pani e dopo aver reso grazie li diede...
Giovanni non riferisce come accade. Come avvengano certi miracoli non lo
sapremo mai. Ci sono e basta. Sono perfino troppi. Ci sono, quando a vincere è
la legge della generosità: poco pane spezzato con gli altri è misteriosamente
sufficiente; il nostro pane tenuto gelosamente per noi è l'inizio della fame:
«Nel mondo c'è pane sufficiente per la fame di tutti, ma insufficiente per
l'avidità di pochi» (Gandhi).
Prese i pani e dopo aver reso grazie li diede... Tre verbi
benedetti: prendere, ringraziare, donare. Gesù non è il padrone del pane, lo
riceve, ne è attraversato, semplice luogo di passaggio. Quando noi ci
consideriamo i padroni delle cose, ne profaniamo l'anima, roviniamo l'aria,
l'acqua, la terra, il pane. Niente è nostro, noi riceviamo e doniamo, siamo
attraversati da una vita, che viene da prima di noi e va oltre noi.
Rese grazie: al Padre e al ragazzo senza nome, alla suolo e
alla pioggia d'autunno, alla macina e al fuoco, madre e padre del pane. Tutto
ci viene incontro, è vita che ci ospita, dono che viene «da un divino labirinto
di cause ed effetti» (M. Gualtieri). Che fa della vita un sacramento di
comunione. E li diede. Perché la vita è come il respiro, che non puoi
trattenere o accumulare; è come una manna che per domani non dura. Dare è
vivere.
Ermes Ronchi novena.it