Per il dopo coronavirus uno spiraglio non basta
Politica e cultura
Le curve di Gauss che ci presentano dalla Protezione civile sul fenomeno covid-19 ci incoraggiano. Certo, non bisogna abbassare il livello di guardia: restare a casa e mantenere le distanze sociali sono le regole da continuare a rispettare. C’è nell’aria qualcosa di nuovo, c’è una sorta di convinzione collettiva che a presto si dovrà intraprendere quella fase necessaria della ricostruzione dopo la difficile emergenza vissuta. Naturalmente si guarda al dopo covid-19, ma con molta cautela. Non siamo usciti ancora dal tunnel. Restiamo uniti nelle difficoltà del momento. Certo, ci toccherà ricostruire l’Italia intera dalla “guerra del coronavirus”. Saranno i giovani, anche questa volta, quelli che hanno studiato soprattutto, a rimboccarsi le maniche e a riprendere le redini di una nazione così provata da lutti, sofferenze indicibili, crisi economica e tanta scarsità di lavoro. I nostri giovani professionisti hanno dimostrato, in questo triste frangente, di possedere competenze e abilità fondamentali per una nuova ricostruzione, come nel dopoguerra, ragazzi che hanno evidenziato di nutrire un amore autentico verso la comunità, verso un popolo che indubbiamente ha fame di farcela. Nasceranno nuovi modelli di sviluppo, nuovi stili di vita, costruiti innanzitutto sul principio della solidarietà, lievito evangelico indispensabile per una società a misura d’uomo, con nuovi comportamenti solidali di fratellanza e di reciproco sostegno, nella coscienza dei comuni interessi e delle comuni finalità. C’è voglia di capire, di riflettere, di appurare episodi realmente accaduti sulla vicenda “coronavirus”, per poter intraprendere, con coraggio, percorsi di relazioni interpersonali nuove, strade adatte alla crescita e allo sviluppo economica. La storia come sempre ci viene incontro, è ricca d’insegnamenti per una sana ricostruzione. Certo, ciascuno deve fare la sua parte: i governanti non possono più sottrarsi alle attese legittime di un popolo ormai maturo e libero da strumentalizzazioni di qualunque sorta. Si guarda al dopo covid-19, ma giustamente con tanta cautela.
Michele Gismundo