Nel dolore e nella vita Gesù ti tiene per mano
Politica e cultura
Risurrezione della figlia di Giairo, Ilya Repin, San
Pietroburgo, Museo di Stato Russo.
C'è una casa, a Cafarnao, dove la morte ha messo il nido;
una casa importante, quella del capo della sinagoga. Casa potente, eppure
incapace di garantire la vita di una bambina. Giairo ne è uscito, ha camminato
in cerca di Gesù, lo ha trovato, si è gettato ai suoi piedi: La mia figlioletta
sta morendo, vieni! Ha dodici anni, età in cui è d'obbligo fiorire, non
soccombere! Gesù ascolta il grido del padre, interrompe quello che stava
facendo, cambia i suoi programmi, e si incamminano insieme, il libero Maestro
delle strade e l'uomo dell'istituzione.
Il dolore e l'amore hanno cominciato a battere il ritmo di
una musica assoluta, e Gesù vi entra: sono le nostre radici, e lui ci
raggiunge, con passo di madre, proprio attraverso le radici. Dalla casa vennero
a dire: tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il maestro?
La tempesta definitiva è arrivata. Caduta l'ultima speranza.
E allora Gesù si gira, si avvicina, si fa argine al dolore: non temere,
soltanto abbi fede. Giunti alla casa, Gesù prende il padre e la madre con sé,
ricompone il cerchio vitale degli affetti, il cerchio dell'amore che fa vivere.
«Amare è dire: tu non morirai» (Gabriel Marcel).
Prende con sé anche i suoi tre discepoli preferiti, li mette
alla scuola dell'esistenza. Non spiega loro perché si muore a dodici anni,
perché esiste il dolore, ma li porta con sé nel corpo a corpo con l'ultima
nemica. «Prese la mano della bambina». Gesù una mano che ti prende per mano.
Bellissima immagine: Dio e una bambina, mano nella mano. Non
era lecito per la legge toccare un morto, si diventava impuri, ma Gesù profuma
di libertà. E ci insegna che bisogna toccare la disperazione delle persone per
poterle rialzare.
Una storia di mani: in tutte le case, accanto al letto del dolore
o a quello della nascita, il Signore è sempre una mano tesa, come lo è per
Pietro quando sta affondando nella tempesta. Non un dito puntato, ma una mano
forte che ti afferra. Talità kum. Bambina alzati.
Lui può aiutarla, sostenerla, ma è lei, è solo lei che può
risollevarsi: alzati. E subito la bambina si alzò e camminava, restituita
all'abbraccio dei suoi, a una vita verticale e incamminata. «Ordinò ai genitori
di darle da mangiare».
Dice a quelli che la amano: custodite questa vita con
le vostre vite, fatela crescere, incalzatela a diventare il meglio di ciò che
può diventare. Nutrite di sogni, di carezze e di fiducia il suo rinato cuore
bambino. E allora Dio ripete su ogni creatura, su ogni fiore, su ogni uomo, su
ogni donna, su ogni bambino e su ogni bambina, la benedizione di quelle antiche
parole: "Talità kum". Giovane vita, dico a te: alzati, sorgi, rivivi,
risplendi. Torna agli abbracci.Ermes Ronchi novena.it