Marta la generosa è sola nella cucina
Politica e cultura
Pagina a cura di Vito Raguso
Cristo en casa de Marta y María, by Diego Velázquez National Gallery, London
Il Vangelo ci presenta l'incontro di Gesù con Marta e Maria che lo accolgono come ospite ed amico nella loro casa. È un incontro descritto dall’evangelista nei particolari: Marta accoglie Gesù nell’atteggiamento dell’ospitalità tutta presa dai molti servizi, Maria lo accoglie nel segno dell’ascolto (sedutasi ai piedi di Gesù, ascolta la sua parola).
Entrambe anche se in modo diverso, esprimono un unico amore, una profonda amicizia verso Gesù che sembra compiacersi di tale ospitalità.
Marta, la generosa, è sola nella sua cucina, accoccolata al basso focolare addossato alla parete aperta sul cortiletto interno. Alimenta il fuoco, controlla le pentole, si alza, passa e ripassa davanti al gruppo, a preparare pane e bevande e tavola, lei sola affaccendata per tutti.
Gli ospiti sono come gli angeli alle querce di Mamre e c’è da offrire loro il meglio. Marta teme di non farcela, e allora “si fa avanti”, con la libertà che le detta l’amicizia, e si interpone tra Gesù e la sorella: “dille che mi aiuti!”. E Gesù, affettuosamente come si fa con gli amici, chiama Marta e la calma(“Marta Marta, tu ti affanni e ti agiti per troppe cose”); non contraddice il cuore generoso ma l’agitazione che la “distoglie” e le impedisce di vedere di che cosa Gesù abbia davvero bisogno.
Gesù non sopporta che l’amica sia confinata in un ruolo subalterno di servizi domestici, vorrebbe condividere con lei molto di più: pensieri, sogni, emozioni, sapienza, bellezza, perfino fragilità e paure. “Maria ha scelto la parte buona”: Marta si ferma un minuto, Maria all’opposto è seduta, completamente assorta, occhi liquidi di felicità; Marta si agita e non può ascoltare, Maria nel suo apparente “far niente” ha messo al centro della casa Gesù, l’amico e il profeta (R. Virgili).
Dio non cerca servi, ma amici; non cerca persone che facciano delle cose per lui, ma gente che gli lasci fare delle cose, che lo lasci essere Dio.
In una società dominata dalla frenesia, distratta dall’effimero, tormentata dai rumori, affascinata dalle immagini e valorizzata dall’attivismo, non c’è spazio e tempo per il silenzio, l’ascolto, la riflessione, la preghiera.
Si dice: “Chi si ferma è perduto!” Ma alla luce del Vangelo dovremmo dire: “Chi si ferma, ritrova se stesso, Dio e gli altri”. Anche i più grandi santi della carità come Madre Teresa di Calcutta, ci insegnano che non si può vivere il servizio verso i fratelli se prima non ci si mette in ascolto e in contemplazione di Dio.
NiLo