Lo zappatore - "u zappatour"
Città e territorio
Zappare nella vigna, col caldo afoso è stato il mestiere più duro dei contadini del Sud. La fatica vera. Il cafone, il contadino zappatore, "u zappatour", dopo anni di lavoro, sicuramente si ritrovava con la schiena curva. Avevano tutti la schiena curva i nostri nonni. La maggior parte dei lavoratori gravinesi erano dediti al lavoro della terra, che veniva svolto principalmente con la zappa. Nei vigneti, sulle colline che circondano la città di Gravina. Bellissime colline da paesaggio che non hanno nulla da invidiare a quelle toscane. La collina di Botromagno era la più fiorita con i terrazzamenti coltivati a uva da vino, con secolari alberi d'ulivo. La capacità di resistere alla fatica era solo dei contadini zappatori. Ogni sera questi lavoratori della terra si radunavano in piazza delle some, oggi piazza Notardomenico, a Gravina per l'ingaggio di manodopera. I padroni sceglievano i più dotati fisicamente per il lavoro dello zappatore. Per una misera paga giornaliera senza diritti di sorta. Senza dignità perché sfruttati dallo spuntar del sole fino al tramonto. Erano tempi duri per sfamare la famiglia. Non c'era alternativa. Un altro lavoro duro era la zappatura in profondità. Bisognava zappare profondamente il terreno con una zappa del peso di circa 5 chili. Questo lavoro era necessario per piantare la vigna ed estirpare la gramigna, quell'erbaccia che succhiava humus dalle piante coltivate. Con la primavera cominciava a crescere il grano. Ma insieme al grano cresceva anche l'erbaccia che andava eliminata, per cui bisognava zappettare il terreno. Con una zappa più leggera, questa volta. E se rimaneva un po' di erba, questa era tirata a mano, visto che a quei tempi i diserbanti ancora non esistevano. Sulla figura e sulla dignità dello zappatore è stato realizzato un film nel 1980, diretto da Alfonso Brescia, con Mario Merola protagonista principale. Il film ha commosso il mondo. L'ingratitudine di un giovane avvocato, figlio di un contadino zappatore, è il filo conduttore del film, liberamente ispirato all'omonima canzone scritta da Libero Bovio. Ci piace pubblicare in calce a questo scritto una parte significativa del testo della canzone. Un omaggio alla dignità di quei contadini del Sud che con il proprio sudore e la dura fatica di zappatore hanno fatto studiare i figli per un futuro migliore.
"No, signore avvocato,
ascoltatemi, non vi vergognate,
io, per farvi diventare signore, ho zappato
e sto zappando ancora, notte e giorno.
E sono due anni, due,
che non scrivete un rigo a casa mia,
vostra signoria si vergogna di noi,
anch'io mi vergogno di vostra signoria.
Chi sono?
Dillo a questa gente
che sono un parente
che non puoi cacciare.
Musica, orchestranti
è bella l'allegria.
Io ora chiedo scusa a tutti
se ballo e piango dentro la casa mia.
Tua mamma, tua mamma sta morendo,
lo sai che tua madre muore e ti chiama?
Era meglio se diventavi uno zappatore,
perché lo zappatore non si dimentica della mamma".
Michele Gismundo