La Trinità è sorgente di sapienza del vivere
Politica e cultura
La Trinità adorata dalla famiglia Gonzaga, di
Pieter Paul Rubens, Palazzo Ducale, Mantova
Trinità: un solo Dio in tre persone. Dogma che non
capisco, eppure liberante perché mi assicura che Dio non è in se stesso solitudine,
che l'oceano della sua essenza vibra di un infinito movimento d'amore. C'è in
Dio reciprocità, scambio, superamento di sé, incontro, abbraccio. L'essenza di
Dio è comunione.
Il dogma della Trinità non è una teoria dove si
cerca di far coincidere il Tre e l'Uno, ma è sorgente di sapienza del vivere. E
se Dio si realizza solo nella comunione, così sarà anche per l'uomo. Aveva
detto in principio: «Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza». Non solo
a immagine di Dio: molto di più! L'uomo è fatto a somiglianza della Trinità. Ad
immagine e somiglianza della comunione, di un legame d'amore, mistero di
singolare e plurale. In principio a tutto, per Dio e per me, c'è la relazione.
In principio a tutto qualcosa che mi lega a qualcuno, a molti. Così è per tutte
le cose, tutto è in comunione. Perfino i nomi che Gesù sceglie per raccontare
il volto di Dio sono nomi che contengono legami: Padre e Figlio sono nomi che
abbracciano e stringono legami. Allora capisco perché la solitudine mi pesa
tanto e mi fa paura: perché è contro la mia natura. Allora capisco perché
quando sono con chi mi vuole bene, quando so accogliere e sono accolto, sto
così bene: perché realizzo la mia vocazione di comunione. Ho ancora molte cose
da dirvi, ma ora non potete portarne il peso. Gesù se ne va senza aver detto
tutto. Invece di concludere dicendo: questo è tutto, non c'è altro, Gesù apre
strade, ci lancia in un sistema aperto, promette una guida per un lungo
cammino. Lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera. Lo Spirito genera
Vangelo in noi, e sogni di futuro. Allora spirituale e reale coincidono, la
verità e la vita coincidono. Questa è la bellezza della fede. Credere è
acquisire bellezza del vivere. La festa della Trinità è specchio del senso
ultimo dell'universo. Davanti alla Trinità mi sento piccolo ma abbracciato,
come un bambino: abbracciato dentro un vento in cui naviga l'intero creato e
che ha nome comunione.
Dì loro ciò che il vento dice alle rocce, ciò che
il mare dice alle montagne.
Dì loro che una bontà immensa penetra l'universo,
dì loro che Dio non è quello che credono, che è un vino di festa, un banchetto
di condivisione in cui ciascuno dà e riceve.
Dì loro che Dio è Colui che suona il flauto nella
luce piena del giorno, si avvicina e scompare chiamandoci alle sorgenti.
Dì loro l'innocenza del suo volto, i suoi
lineamenti, il suo sorriso.
Dì loro che Egli è il tuo spazio e la tua notte,
la tua ferita e la tua gioia.
Ma dì loro, anche, che Egli non è ciò che tu dici
di lui. Ma che è sempre oltre, sempre oltre.
Ermes Ronchi, avvenire.it