La storia di Giuseppe Di Vittorio ci appartiene
Politica e cultura
Certo, la bravura di Pierfrancesco Favino ha concorso al grande successo del film su Giuseppe Di Vittorio, uomo, politico, sindacalista d’eccezione. I suoi insegnamenti imbarazzano quanti agiscono nelle istituzioni, oggi. Non è stato un eroe, ma un vero uomo, un autentico rappresentante di un popolo a lungo privato di elementari diritti e soffocato nella sua dignità. Il film che la RAI ci ha riproposto per il 1° Maggio 2020, dopo 11 anni, ha sicuramente commosso tanta gente, ha commosso soprattutto quei figli di padri che hanno vissuto quegli anni a ridosso della fine della seconda guerra mondiale. Abbiamo visto in televisione la grandezza dei braccianti meridionali, proiettata alla conquista, spesso cruenta, dei fondamentali diritti umani. Ambrogio, minorenne al lavoro nei campi, muore per aver chiesto qualche goccia di olio in più sul pezzetto di pane. In quegli anni mancava ogni sensibilità solidaristica, mancava il senso del rispetto della dignità umana, mancava la forza d’animo dei contadini nel lottare insieme, azione necessario per un cambiamento sostanziale sull’agire di tanta umanità. Si chiedeva rispetto per il lavoro dei braccianti e contadini, delle donne “usate” per la fatica fisica, sena alcuna dignità. Si chiedeva il capovolgimento di una società stratificata e fortemente gerarchizzata: Giuseppe Di Vittorio durante il suo viaggio nella vita si pose questo straordinario obiettivo. Faceva scuola, intaccava le coscienze limpide dei contadini econtagiava i ricchi più sensibili al senso di fratellanza. Nel dopoguerra anche Gravina ha conosciuto il grande sindacalista Di Vittorio, lo seguiva nei suoi comizi, nelle sue lotte. Infatti, i nonni ultranovantenni gravinesi ricordano ancora la sua presenza in piazza San Agostino, unitamente ai dirigenti locali della rinata CGIL.A guidare la Camera del lavoro e il Partito comunista nel 1943 a Gravina in Puglia c'erano, rispettivamente, Vito Guida, soprannominato "V'tucc u palasid" reduce dal confino e Nicola Damiani, giornalaio, antifascista, giudicato dal tribunale speciale il 16 luglio 1928 per cospirazione, collaborati da Francesco Loglisci e da Alfredo Valenzano. Si insediarono in alcuni locali della ex Casa GIL, Gioventù Italiana del Littorio, una organizzazione giovanile fascista: oggi è sede della Scuola Media “Benedetto XIII”, C'erano ancora i tedeschi a Gravina quando aprirono una sezione del Partito comunista. I tedeschi toglievano l'insegna del partito e la bruciavano. Il mattino seguente i comunisti ne rimettevano un'altra. A Gravina, come in tutta la Puglia, la ricostituzione del Partito comunista fu più pronta. Il Partito socialista, con pochi iscritti, venne riorganizzato dal dott. Giuseppe Musacchio, già Sindaco di Gravina nel 1920 e fratello di quel Canio, fondatore del socialismo in Puglia e Lucania, morto nel 1906. Aprì la sezione del Partito d'azione il giovane insegnante elementare Donato Orlando. Non tardò ad aprire anche i suoi battenti la Democrazia cristiana. Questi i quattro partiti presenti nella città, con le sedi una accanto all'altra, nella piazza centrale del paese, quasi a studiarsi tra loro sul da farsi. La storia di Giuseppe Di Vittorio ci appartiene. Ed è per questo motivo che il regista della fiction RAI decise di girare gran parte del film nella città di Gravina: la bellezza dei luoghi sicuramente incide, ma l’essenza del progetto rimane la vita e l’opera di Giuseppe Di Vittorio.
Michele Gismundo