La domanda di Gesù che interroga il mio cuore
Politica e cultura
"Gesù discorre con i discepoli", Duccio di
Buoninsegna
E per la strada interrogava: un'azione continuativa,
prolungata, uno stile di vita: strada e domande. Gesù non è la risposta, lui è
la domanda; non il punto di arrivo, ma la forza che fa salpare la vita, smontare
le tende al levar delle sole.
Le tante domande del vangelo funzionano come punto di
incontro tra lui e noi. La gente, chi dice che io sia? Non un semplice
sondaggio per misurare la sua popolarità, Gesù vuole capire che cosa del suo messaggio
ha raggiunto il cuore.
Si è accorto che non tutto ha funzionato nella
comunicazione, si è rotto qualcosa in quella crisi galilaica che tutti gli
evangelisti riferiscono. Infatti, la risposta della gente, se può sembrare
gratificante, rivela invece una percezione deformata di Gesù: per qualcuno è un
maestro moralizzatore di costumi ("dicono che sei Giovanni il
Battista"); altri hanno percepito in lui la forza che abbatte idoli e
falsi profeti ("dicono che sei Elia"); altri ancora non colgono nulla
di nuovo, solo l'eco di vecchi messaggi già ascoltati ("dicono che sei uno
dei profeta").
Ma Gesù non è niente fra le cose di ieri. È novità in
cammino. E il domandare continua, si fa diretto: ma voi chi dite che io sia?
Per far emergere l'ambiguità che abita il cuore di tutti, Gesù mette in
discussione se stesso.
Non è facile sottoporsi alla valutazione degli altri, costa
molta umiltà e libertà chiedere: cosa pensate di me? Ma Gesù è senza maschere e
senza paure, libero come nessuno. Tu sei il Cristo, si espone Pietro, il senso
di Israele, il senso della mia vita.
A questo punto il registro cambia e il racconto si fa
spiazzante: Gesù cominciò a insegnare che il Cristo doveva molto soffrire e
venire ucciso e il terzo giorno risorgere. Come fa Pietro ad accettare un
messia perdente? «Tu sei il messia, l'atteso, che senso ha un messia
sconfitto?».
Allora lo prende in disparte e comincia a rimproverarlo. Lo
contesta, gli indica un'altra storia e altri sogni. E la tensione si alza, il
dialogo si fa concitato e culmina in parole durissime: va dietro di me, satana.
Il tuo posto è seguirmi. Pietro è la voce di ogni ambiguità della vita, questo
fiume che trasporta tutto, fango e pagliuzze d'oro, e attraversa macchie di
sole e zone d'ombra; dà voce a quell'ambiguità senza colpa (G. Piccolo), per
cui le cose non ci sono chiare, per cui nelle nostre parole sentiamo al tempo
stesso il suono di Dio (non la carne o il sangue te l'hanno rivelato) e il
sussurro del male (tu pensi secondo il mondo).
La soluzione è quella indicata a Pietro («va dietro di me»).
Gesù ha dato una carezza alle mie ferite, ha attraversato le mie contraddizioni
e mi fa camminare proprio lì, lungo la «linea incerta che addividi la luci
dallo scuru» (A. Camilleri).
Ermes Ronchi novena.it