La "Civita" a Gravina in Puglia - GRAVINAOGGI

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La "Civita" a Gravina in Puglia

Città e territorio
Nella toponomastica di Gravina troviamo "Via Civita" nel rione che va da piazza Benedetto XIII alla parte retrostante al monastero di Santa Maria delle Domenicane, una strada - vicolo cieco.
Qual è l'origine di tale toponimo? Non è difficile orientarsi nella risposta. Se consultiamo il vocabolario Treccani troviamo: civitas. [der. di civis "cittadino"]. - Termine che, nella concezione politica e giuridica latina, designava la città-stato, corrispondente alla "polis" dei Greci; indicava inoltre l'insieme dei cittadini, distinguendosi in ciò da urbs, che indicava invece la città come complesso di edifici e di mura. Ma a parte il riferimento alle istituzioni romane, la costituzione della nostra Civita risale certamente al periodo storico della formazione della Contea Normanna nel nostro territorio, esattamente quando Umfrido d' Altavilla Normanno mise a punto i presupposti per il ritorno del vescovo a Gravina. Appressandosi la fine dei suoi giorni, Egli donò alla Chiesa di Gravina un lascito di terreni per costituire un patrimonio necessario per il vescovo e l'amministrazione della diocesi. Gravina era già stata sede vescovile in passato (dal sec. IX ) ma diverse circostanze, non ultime le incursioni saracene, contribuirono al suo allontanamento. Umfrido d'Altavilla chiese all'Arcivescovo Arnaldo di Acerenza di perorare presso la Santa Sede il ritorno del vescovo a Gravina mentre si impegnava con quel generoso lascito di cui si è già detto, a consentire la costruzione della Cattedrale a ridosso del castello normanno, incastonandola sul Piano tra i due rioni Piaggio e Fondovito. La risposta dell'Arcivescovo non tardò, perché fu inviato il vescovo Guido Manilia, consacrato dallo stesso Arnaldo.
Con la sede vescovile, Gravina, oltre ad essere una Contea era diventata un Feudo importante così da assumere il titolo di Civitas. Ecco l'origine del toponimo che Gravina conserva anche nel suo dialetto (Dove abiti? Risposta in dialetto: Drot' a la civt').
A questo punto vogliamo soffermarci sulle caratteristiche urbanistiche, per usare un termine moderno, di questo rione e del centro storico di Gravina che si sviluppò proprio intorno alla nostra Cattedrale, nella forma del modulo circolare.
Lo schema radiocentrico sembra rispondere allo spirito politico del feudalesimo e della signoria più completamente dell'antico sistema a scacchiera (tipico dell'accampamento romano).
In quest' ultimo infatti non vi è subordinazione di una parte all'altra ma tutti i lotti sono intercambiabili tra loro, all'opposto del sistema radiocentrico nel quale tutti i lotti godono della stessa dipendenza, equidistanti come sono dal punto centrale.
E' certo che un'altra influenza è riscontrabile nella formazione radiocentrica dei centri cittadini medievali. E' l'influenza orientale che le conquiste arabe dapprima, le crociate poi, fecero sentire su tutta l'Europa. La forma urbana circolare era familiare ai popoli orientali.
Nella fattispecie del nostro centro storico troviamo anzitutto due tipi di sviluppo urbanistico estremamente interessanti, in quanto si possono considerare i tipi embrionali del piano radiocentrico: il piano ad avvolgimento ed il piano ad attrazione. Il primo è determinato da uno o più giri concentrici di case, disposti intorno a un edificio (la cattedrale , l' abbazia, il castello) quasi a protezione di esso; talvolta invece di un edificio essi racchiudono una piazza. Il secondo è il piano la cui generatrice è rappresentata da qualche edificio speciale e dominante (castello, chiesa) che esercita verso di sé una attrazione delle strade principali. Tutta il nucleo del nostro centro storico sembra così polarizzarsi verso questo fulcro generando uno schema a ventaglio. Questi due schemi combinati insieme portano al sistema radio centrico, proprio come risulta il nucleo urbano che si sviluppò intorno alla Civita.
Infine un cenno alle strade residenziali che hanno una larghezza massima di mt. 2 - 2,50, lo spazio sufficiente al passaggio di un traino ( dialetto: u train'). C'è da dire infine che spesso è presente tra i vari fabbricati uno stretto passaggio (largo mt. 0,50 - 1,00 ) tra casa e casa, destinato ad evitare pericoli d'incendio; queste case, di tanto in tanto, sono congiunte da piccoli ponteggi ad arco con la funzione di contrafforti di tenuta in caso di scosse telluriche.
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