L'uomo del Padre Nostro
Politica e cultura
Pagina a cura di Vito Raguso
Signore insegnaci a pregare. Tutto prega nel mondo: gli alberi della foresta ei gigli del campo, monti e colline, fiumi e sorgenti, i cipressi sul colle e l’infinita pazienza della luce.
Pregano senza parole: “ogni creatura prega cantando l’inno della sua esistenza, cantando il salmo della sua vita” (Conf. Epis. Giapponese).
I discepoli non domandano al maestro una preghiera o delle formule da ripetere, ne conoscevano già molte, avevano un salterio intero a fare da stella polare. Ma chiedono: insegnaci a stare davanti a Dio come stai tu, nelle tue notti di veglia, nelle tue cascate di gioia, con cuore adulto e fanciullo insieme. “Pregare è riattaccare la terra al cielo” (M. Zundel): insegnaci a riattaccarci a Dio; come si attacca la bocca alla sorgente.
“Ed egli disse loro: quando pregate dite “padre”. Tutte la preghiere di Gesù che i vangeli ci hanno tramandato iniziano con questo nome. È il nome della sorgente, parola degli inizi e dell’infanzia, il nome della vita. Pregare è dare del tu a Dio, chiamandolo “padre”, dicendogli “papà”, nella lingua dei bambini e non in quella dei rabbini, nel dialetto del cuore e non in quello degli scribi. È un Dio che sa di abbracci e di casa; un Dio affettuoso, vicino, caldo, da cui ricevere le poche cose indispensabili per vivere bene.
“Santificato il tuo Nome”. Il tuo nome è “amore”. Che l’amore sia santificato sulla terra, da tutti, in tutto il mondo.
Nella preghiera la prima cosa richiesta è riconoscersi figli, bambini che si affidano totalmente al Padre comune. Segue la lode al nome di Dio e l’invocazione perché venga presto il suo regno. Gesù, poi, ci fa chiedere il pane per la vita quotidiana, e il perdono vicendevole per restare fratelli: due dimensioni importanti per la nostra vita.
Gesù conosce i dubbi che i discepoli hanno sull’efficacia della preghiera. E vuole chiarirli subito, tanto è importante la preghiera per i credenti. Narra, quindi, due parabole. La prima è quella dell’amico importuno. Sembra voler spingere i discepoli ad essere anch’essi “importuni” con il Padre nella preghiera. È necessario perseverare nel domandare: “chiedete e vi sarà dato”, dice a i discepoli, appunto come accade nella parabola.
La preghiera insistente costringe Dio ad “alzarsi” e a esaudire la nostra richiesta. E Dio, continua Gesù con la seconda parabola, non solo risponderà, ma darà sempre cose buone ai figli. Egli ascolta sempre coloro che si rivolgono a lui con fiducia. Davvero perciò la preghiera ha una forza incredibile, riesce anche a piegare Dio. Il problema è che spesso non siamo perseveranti nella preghiera, soprattutto quella in comune, e non poche volte la nostra fiducia è davvero limitata.
L’uomo del Padre Nostro non può essere che l’uomo dello stupore, della gioia, del canto, del rendimento di grazie, che è restituzione al Padre di tutto ciò che da lui ci viene.
Per questo il “Padre Nostro” giustamente è stato definito non una preghiera da dire, ma una preghiera da vivere.
NiLo