L'essenziale è il grande amore di Dio
Politica e cultura
Mosè e il serpente di bronzo, Cesare Ligari, Milano, Veneranda
Biblioteca Ambrosiana
Si è appena conclusa la scena irruente, fragorosa di Gesù
che scaccia i mercanti dal tempio. A Gerusalemme, capi e gente comune tutti
parlano della novità di quel giovane rabbi. Ora, da quella scena clamorosa e
sovversiva si passa a un vangelo intimo e raccolto.
Nicodemo ha grande stima di Gesù e vuole capire di più, ma
non osa compromettersi e si reca da lui di notte. Prima sorpresa: quel Gesù che
dirà «il vostro parlare sia sì sì, no no», rispetta la paura di Nicodemo, non
si perde nei limiti della sua poca coerenza, ma mostrando comprensione per la
sua debolezza, lo trasforma nel coraggioso che si opporrà al suo gruppo (Gv
7,50) e verrà al tramonto del grande venerdì (Gv 19,39) a prendersi cura del
corpo del Crocifisso. Quando tutti i coraggiosi fuggono, il pauroso va sotto la
croce, portando trenta chili di aloe e mirra, una quantità in eccesso, una
eccedenza di affetto e gratitudine.
Gesù trasforma. È una via tutta nuova, per noi che i maestri
dello spirito hanno sempre stretto nell'alternativa: coraggio o viltà, coerenza
o incoerenza, resistenza o debolezza, perfezione o errore. Gesù mostra una
terza via: il rispetto che abbraccia l'imperfezione, la fiducia che accoglie la
fragilità e la trasforma. La terza via di Gesù è credere nel cammino dell'uomo
più che nel traguardo, puntare sulla verità umile del primo passo più che sul
raggiungimento della meta lontana. Maestro dei germogli.
In quel dialogo notturno Gesù comunica, in poche parole,
l'essenziale della fede: Dio ha tanto amato il mondo... è una cosa sicura, una
cosa già accaduta, una certezza centrale: Dio è l'amante che ti salva. Parole
decisive, da riassaporare ogni giorno e alle quali aggrapparci sempre.
Dovete nascere dall'alto: io vivo delle mie sorgenti, ed ho
sorgenti di cielo da ritrovare. Allora potrò finalmente nascere a una vita più
alta e più grande, e guardare l'esistenza da una prospettiva nuova, da un
pertugio aperto nel cielo, per vedere cosa è effimero e cosa invece è eterno.
Quello che nasce dallo Spirito è Spirito. E la notte si
illumina. Chi è nato dallo Spirito non solo ha lo Spirito ma è Spirito. Non
solo è tempio dello Spirito, ma è della stessa sostanza dello Spirito. Ogni
essere genera figli secondo la propria specie, le piante, gli animali, l'uomo e
la donna. Ebbene, anche Dio genera figli secondo la specie di Dio.
E non c'è maiuscolo o minuscolo nei testi originari:
maiuscolo per lo Spirito di Dio, la sua forza generante, minuscolo per lo
spirito dell'uomo generato. Non si riesce a distinguere se “spirito” si
riferisca all'uomo o a Dio. Questa confusione è straordinaria. Una bellissima
rivelazione: tu, rinato dallo Spirito, sei Spirito.
Ermes Ronchi novena.it