Il testamento spirituale di don Carlo Caputo
Politica e cultura
Città del Vaticano - Aula Paolo VI - 19/9/1990
Ritiro Mondiale dei Sacerdoti
In ginocchio, in quest'aula, davanti a Gesù Cristo Eucarestia, solennemente esposto, io sottoscritto Sac. Carlo Caputo, in piena coscienza, scrivo questo testamento, come ricordo da lasciare alla mia famiglia, alla mia parrocchia, ai miei amici.
Chiedo perdono, di cuore con le lacrime agli occhi, a tutti coloro che scandalizzato con il mio comportamento.
Da parte mia, perdono con tutto il cuore a chi mi ha fatto del male. Dichiaro di voler bene a tutti indistintamente.
Sono nato nella Chiesa Cattolica Romana ed intendo fermamente morire in Essa.
Supplico i miei parenti ed amici che, nella mia sepoltura tutto sia semplice e sereno, direi quasi gioioso.
In modo particolare chiedo che il mio cadavere sia posto umilmente sotto terra. Iddio creò l'uomo "ex limo terrae". Il desiderio sarebbe di tornare subito alla Madre Terra. Se ciò non fosse possibile, desidererei essere seppellito insieme ala mia adorata mamma e al mio caro papà. Altrimenti, come padre spirituale, troverei posto nei loculi della Cappella S. Rocco. Lascio però ai parenti ed amici qualsiasi decisione, sacrificando ancora una volta la mia volontà.
Sulla mia tomba poi, non parole, non elogi (non li merito!), ma solo il richiamo per i passanti ad avere la bontà di pregare per me, carico di tanti peccati di cui chiedo al buon Dio profondo perdono.
Il mio ricordo più amorevole pei i miei confratelli nel Sacerdozio. Tutti sono stati più buoni di me. Da tutti ho imparato ad amare Gesù.
Alle mie sorelle, alle loro famiglie, ed ai miei parenti un arrivederci gioioso.
Ai miei parrocchiani la più bella benedizione! Muoio col dispiacere di non aver potuto fare di più per loro. La Parrocchia S. Domenico è stata la mia Sposa, la mia vera famiglia.
Ai miei amici, a tutti dico di amare Gesù, la Madonna, il Papa. Sfuggite il peccato! Quanti rimorsi lascia nel cuore la colpa! Valorizzate la vita e le vostre energie. Ora è per voi il tempo per meritare il cielo. Odiate l'ipocrisia, amate la verità, riconoscete i vostri difetti, siate generosi con tutti, e specialmente con i poveri, amate la vostra patria terrena, ubbidite al Vescovo ed ai sacerdoti, rispettate il Parroco ed infine non dimenticatevi di me nella preghiera.
Riconosco d'essere stato un povero Sacerdote di Dio, che però ha avuto sempre l'intenzione dei farvi del bene e non il male! Ho sempre sofferto, nel corpo e nello spirito, le sofferenze più intime e segrete. Sappiate soffrire anche voi come ha sofferto Gesù.
Siano queste le povere mie ultime parole.
È questa l'ultima raccomandazione d'un povero Sacerdote che ora è al cospetto di Dio. Io, sacerdote, sono già "nel giorno in cui non vi sarà né luce, né freddo,né gelo, né giorno, né notte ma sarà un unico giorno perché a sera risplenderà la luce" (Zaccaria 14,6-7).
Ho fiducia che la mia dolce Mamma Celeste, la Vergine Maria, vorrà subito accompagnarmi nel bel Paradiso, dove un giorno tutti c'incontreremo.
Amen!
16 sett. 1990
Sac. Carlo Caputo