Il Monastero di Santa Sofia a Gravina in Puglia - GRAVINAOGGI

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Il Monastero di Santa Sofia a Gravina in Puglia

Città e territorio
Verso la fine del '600 esistevano a Gravina tre monasteri femminili, di questi il più antico è quello di Santa Sofia. Intorno all'anno di erezione del monastero e su chi , poi sia stato il presunto fondatore del suddetto non mancano incongruenze. Infatti, vi era chi sosteneva che questo monastero fosse stato fondato da un pio sacerdote di nome Giacinto, il quale aveva costruito 13 stanze per introdurvi le prime monache e che poi quelle donne che avrebbero consacrato la propria vita al Signore, avrebbero dovuto versare una somma pari a 100 ducati, denaro che doveva essere impiegato per la costruzione di una nuova stanza che sarebbe dovuta essere usata da una nuova professa. Dall'altra parte vi erano coloro che sostenevano che il monastero era stato fondato nel 1518 dalla Duchessa Angela Castriota, prima moglie del Duca Ferdinando Orsini di Gravina, alla quale egli eresse un mausoleo in marmo nella chiesa di Santa Sofia:" Angelae Castriotae- Inter Principes- Faeminas- Religione- Pudicitia-Prudentia; Caritate, Mansuetudine-Fecundidate. Insigni---------MDXVIII".
Tale disputa sorse verso la metà del '600 ,allorquando il duca di Gravina pretese il patronato sul monastero, privandolo così della sua libertà secondo le leggi, sia nell'elezione della badessa, sia nell'accettazione delle monache, sia nell'amministrazione dei beni, nella registrazione dei procuratori, nella reddizione dei conti ed in ogni altra cosa riguardante il governo del monastero, poiché tutto doveva essere fatto col consenso e del Duca, della Duchessa e dell'Università. La controversia tra il monastero e il Duca Orsini si protasse per diversi anni. Certo è difficile appurare la verità anche perché non mancano, nell'archivio vescovile di Gravina,elementi che confermano il preteso patronato da parte degli Orsini, come la visita pastorale del Monsignor D'Aquino(1482-1508), in cui si ravvisa che il duca aveva il diritto al patronato nell'antica chiesa di Santa Sofia.
Non si deve però sottovalutare quest'altro aspetto: i documenti possono essere stati contraffatti, perché facilmente manomessi in quanto sono stati tratti da un archivio vescovile di una città baronale e questo significa che il barone vi aveva facile accesso; inoltre , dal 1483 al 1549, l'archivio è stato sotto il diretto controllo dei Signori Orsini.
Il fatto certo è che a Gravina si erano creati, a partire dalla metà del '600, gruppi di potere facenti capo ai duchi Orsini, all'alta borghesia, ai nuovi ceti emergenti (mercanti ed artigiani), al clero. Quei gruppi di potere simili a veri e propri partiti si contendevano la gestione pubblica che comunque non sfuggì mai dalle mani dei maggiorenti.
Per quanto concerne l'abito, le suore portavano o un abito nero o bianco, sul capo un velo nero le professe, uno bianco le novizie. Tutta la vita interna del monastero era regolata dalla badessa che insieme alla vicaria eleggevano le altre monache per le altre mansioni del monastero, che avrebbero dovuto svolgere per un solo anno.
Verso la metà del'700, il monastero di Santa Sofia versava in una condizione economica poco felice tanto che, nel 1783 fu intimato alle suore di vendere le loro officine per poter così ristabilire il bilancio economico, ma le oratrici manifestarono ritrosia nell'eseguire l'ordine perché il capitale, che si sarebbe ottenuto dalla vendita delle officine, non si sarebbe potuto impiegare per "la compra di annue entrate e beni stabili a causa della proibizione dei nuovi acquisti".
Nel 1820 è richiesta dal monastero l'autorizzazione legale a continuare la sepoltura delle suore di clausura nel monastero e non nei pubblici cimiteri, come prescriveva la legge del 1817 per motivi sanitari, anche perché le suore, osservando strettamente la clausura, non potevano uscire dal monastero.
Per iniziativa di Cavour , tra il 1850 ed il 1859 era stata approvata una lunga serie di leggi "laiche": il clero perse gran parte degli antichi privilegi; ordini religiosi furono soppressi o privati delle loro proprietà;monasteri e conventi furono chiusi; fu introdotto il matrimonio civile e le scuole furono sottoposte al controllo dello Stato.
Dopo il 1860, questo complesso di leggi fu esteso a tutto il resto d'Italia e reso più rigido. Pertanto, la soppressione non mancò di colpire il monastero di Santa Sofia nel 1861.
Tratto dalla Tesi di Laurea in Storia della Puglia "Città e Monasteri a Gravina in Età Moderna"
della prof.ssa NunziaTarantino
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