I ruderi del convento dei Padri Cappuccini
Città e territorio
Primo convento dei Padri Cappuccini della provincia di Bari a Gravina in Puglia
Un tesoro da rivalutare
Prima, durante e dopo il medioevo, tutta la zona circostante il nostro centro storico, era popolato di piccoli villaggetti, con varie denominazioni, dedicati a santi, ai quali erano dedicate le chiesette, come Sant'Angelo, San Lorenzo, San Paolo, Madonna del Piede, ed altre. Una di queste, i nostri antichi, la denominarono "San Francesco". Perché? A pochi chilometri da Gravina, e precisamente nelle adiacenze del pilone "San Giacomo", contrada San Francesco, sorge una struttura in forte degrado tale da farla sembrare un rudere. In un primo momento si ha l'impressione di essere in presenza di una masseria, come tante in zona. Ma a ben guardare così non è. Ci troviamo di fronte ad un complesso avente carattere conventuale risalente al periodo a cavallo tra il tardo medioevo ed il rinascimento. Essendo in contrada San Francesco, tutto fa presumere che si tratti proprio del convento francescano da cui il nome della contrada. Il complesso è costituto da un insieme di ambienti voltati di cui 2 disposti ad "L" affacciatesi su un cortile interno. L'unico accesso al convento è costituito da un portale, semidiroccato, attraverso cui si doveva accedere a una "portineria" e quindi ai restanti ambienti del complesso. La struttura ha carattere "introverso" ovvero nessun affaccio verso l'esterno ma tutti verso il cortile/giardino interno. E' chiaramente leggibile sia lo spessore che il percorso del muro di cinta. Altro elemento che conferma la struttura a carattere conventuale è la chiesetta annessa a cui si accede, oltre che dall'interno del convento, anche direttamente dall'esterno, significando che detta chiesetta era a servizio non solo dei frati bensì delle comunità contadine per cui potevano liberamente accedervi. Questo elemento lo si giudica di rilevante importanza. Infatti, generalmente, le chiese rurali annesse a masserie, non hanno alcun accesso dall'esterno rivestendo appunto carattere di tipo privatistico o semplice "cappella", e quindi l'accesso avviene dall'atrio interno. La cappella dunque al solo servizio degli abitanti la masseria. In detta chiesa quindi, a sala semplice di forma rettangolare con frontone esterno e portale con cornici in tufo mazzaro, vi è un altare, anch'esso in tufo mazzaro purtroppo demolito. Fortunatamente tutti i pezzi sono in loco; in facciata interna sopra l'altare, un dipinto rappresentante la Madonna. Purtroppo la caratteristica dei luoghi con presenza di folta vegetazione non ha consentito una lettura più approfondita delle strutture e quindi delle eventuali stratificazioni successive, ma ha almeno reso l'idea di quello che doveva essere il complesso conventuale. Sono stati ispezionati la chiesa, due ampi locali voltati a botte con conci di ottima fattura (probabilmente il refettorio ed annessa sala successivamente adibita a stalla). Vi sono altri ambienti affacciatesi nell'atrio interno ma non ispezionati. In detti ambienti si potrebbero trovare tracce di celle a corredo del convento. Sarebbe interessante dunque eseguire una campagna di indagine più approfondita sulle strutture e sulla distribuzione degli ambienti per trovare conferma della iniziale intuizione in merito alla presenza in zona del convento francescano. Si deve aggiungere, in conclusione, che da detto posto si vede benissimo l'intera Gravina per cui doveva essere abbastanza agevole per i frati venire in città per chiedere l'elemosina e tornare indietro.
Arch. Pietro Masciandaro, L’Aquila, novembre 2006