Elisabetta e Maria, così è l'arte dell'incontro
Politica e cultura
Giotto, Visitazione, Cappella degli Scrovegni, Padova
Maria si mise in viaggio in fretta. Appena partito l'angelo,
anche lei vola via da Nazaret. Il suo cammino sembra ricalcare a ritroso le
orme che Gabriele ha lasciato nell'aria per giungere da lei: «gli innamorati
volano» (santa Camilla Battista da Camerino).
Appena giunta in quella casa di profeti, Maria si comporta
come Gabriele con lei. «Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta»: angelo
di un lieto annunzio, che il bimbo nel grembo della madre percepisce subito,
con tutto se stesso, come una musica, un appello alla danza, una tristezza
finita per sempre: «il bambino ha sussultato di gioia» . Il Santo non è più al
tempio, è lì, nella carne di una donna, «dolce carne fatta cielo» (M.
Marcolini). Nella danza dei grembi, nella carne di due donne, si intrecciano
ora umanità e divinità. Nella Bibbia, quando gli uomini sono fragili, o
corrotti, o mancano del tutto, entrano in gioco le donne (R. Virgili).
Da Maria ed Elisabetta impariamo anche noi l'arte
dell'incontro: la corsa di Maria è accolta da una benedizione. Un vento di
benedizione dovrebbe aprire ogni dialogo che voglia essere creativo. A chi
condivide con me strada e casa, a chi mi porta un mistero, a chi mi porta un
abbraccio, a chi mi ha dato tanto nella vita, io ripeterò la prima parola di
Elisabetta: che tu sia benedetto, Dio mi benedice con la tua presenza, possa
Egli benedire te con la mia presenza.
Benedetta tu fra le donne. Su tutte le donne si estende la
benedizione, su tutte le figlie di Eva, su tutte le madri del mondo, su tutta
l'umanità al femminile, su «tutti i frammenti di Maria seminati nel mondo e che
hanno nome donna» (G. Vannucci). E beata sei tu che hai creduto. Risuona la
prima delle tante beatitudini dell'evangelo, e avvolge come un mantello di
gioia la fede di Maria: la fede è acquisizione di bellezza del vivere, di un
umile, mite e possente piacere di esistere e di fiorire, sotto il sole di Dio.
Elisabetta ha iniziato a battere il ritmo, e Maria intona la
melodia, diventa un fiume di canto, di salmo, di danza. Le parole di Elisabetta
provocano una esplosione di lode e di stupore: magnificat. I primi due profeti
del Nuovo Testamento sono due madri con una vita nuova, che balza su dal
grembo, e afferma: «Ci sono!». E da loro imparo che la fede e il cristianesimo
sono questo: una presenza nella mia esistenza. Un abbraccio nella mia
solitudine. Qualcuno che viene e mi consegna cose che neppure osavo pensare.
Natale è la convinzione santa che l'uomo ha Dio nel sangue;
che dentro il battito umile e testardo del mio cuore palpita un altro cuore che
– come nelle madri in attesa – batte appena sotto il mio. E lo sostiene. E non
si spegne più.
Ermes Ronchi, novena.it