Effatà: quando apri la tua porta la vita viene
Politica e cultura
Cristoforo De Predis: La guarigione del sordomuto, Torino,
Biblioteca Reale
Portarono a Gesù un sordomuto. Un uomo prigioniero del
silenzio, una vita senza parole e senza musica, ma che non ha fatto naufragio,
perché accolta dentro un cerchio di amici che si prendono cura di lui: e lo
condussero da Gesù. La guarigione inizia quando qualcuno mette mano
all'umanissima arte dell'accompagnamento. E lo pregarono di imporgli la mano.
Ma Gesù fa molto di più, non gli basta imporre le mani in un gesto ieratico,
vuole mostrare l'eccedenza e la vicinanza di Dio: lo prese in disparte, lontano
dalla folla: «Io e te soli, ora conti solo tu e, per questo tempo, niente è più
importante di te». Li immagino occhi negli occhi, e Gesù che prende quel volto
fra le sue mani.
Seguono gesti molto corporei e delicati: Gesù pose le dita
sugli orecchi del sordo. Le dita: come lo scultore che modella delicatamente la
creta che ha plasmato. Come una carezza. Non ci sono parole, solo la tenerezza
dei gesti. Poi con la saliva toccò la sua lingua. Gesto intimo, coinvolgente:
ti do qualcosa di mio, qualcosa che sta nella bocca dell'uomo, insieme al
respiro e alla parola, simboli della vita.
Vangelo di contatti, di odori, di sapori. Il contatto fisico
non dispiaceva a Gesù, anzi. E i corpi diventano luogo santo d'incontro con il
Signore, laboratorio del Regno. La salvezza non è estranea ai corpi, passa
attraverso di essi, che non sono strade del male ma «scorciatoie divine»
(J.P.Sonnet),
Guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro. Un
sospiro non è un grido che esprime potenza, non è un singhiozzo, ma il respiro
della speranza, calma e umile, il sospiro del prigioniero (Sal 102,21), e Gesù
è anche lui prigioniero con quell'uomo.
E gli disse: Effatà, apriti! In aramaico, nel dialetto di
casa, nella lingua della madre, ripartendo dalle radici: apriti, come si apre
una porta all'ospite, una finestra al sole, le braccia all'amore. Apriti agli
altri e a Dio, anche con le tue ferite, attraverso le quali vita esce e vita
entra. Se apri la tua porta, la vita viene.
Una vita guarita è quella che si apre agli altri: e subito
gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava
correttamente. Prima gli orecchi. Perché il primo servizio da rendere a Dio e
all'uomo è sempre l'ascolto. Se non sai ascoltare, perdi la parola, diventi
muto o parli senza toccare il cuore di nessuno.
Forse l'afasia della chiesa dipende oggi dal fatto che non
sappiamo più ascoltare, Dio e l'uomo. Dettaglio eloquente: sa parlare solo chi
sa ascoltare. Dono da chiedere instancabilmente, per il sordomuto che è in noi:
donaci, Signore, un cuore che ascolta (cfr 1Re 3,9). Allora nasceranno pensieri
e parole che sanno di cielo.
Ermes Ronchi novena.it