È di Dio chi regala un sorso di vita
Politica e cultura
Masaccio "Il Tributo" Cappella Brancacci, Firenze
Maestro, quell'uomo non è dei nostri. Quel forestiero che fa
miracoli, ma che non è iscritto al gruppo; che migliora la vita delle persone,
ma forse è un po' eretico o troppo libero, viene bloccato. E a capo dell'operazione
c'è Giovanni, il discepolo amato, il teologo fine, “il figlio del tuono”', ma
che è ancora figlio di un cuore piccolo, morso dalla gelosia. «Non ti è lecito
rendere migliore il mondo se non sei dei nostri!». La forma prima della
sostanza, l'iscrizione al gruppo prima del bene, l'idea prima della realtà!
Invece Mosè, nella prima lettura, dà una risposta così liberante a chi gli
riferisce di due che non sono nell'elenco eppure profetizzano: magari fossero
tutti profeti...
La risposta di Gesù, l'uomo senza frontiere, è molto
articolata e molto alla Mosè: Lascialo fare! Non tracciare confini. Il nostro
scopo non è aumentare il numero di chi ci segue, ma far crescere il bene;
aumentare il numero di coloro che, in molti modi diversi, possano fare esperienza
del Regno di Dio, che è gioia, libertà e pienezza.
È grande cosa vedere che per Gesù la prova ultima della
bontà della fede non sta in una adesione teorica al “nome”, ma nella sua
capacità di trasmettere umanità, gioia, salute, vita. Chiunque regala un sorso
di vita, è di Dio. Questo ci pone tutti, serenamente e gioiosamente, accanto a
tanti uomini e donne, diversamente credenti o non credenti, che però hanno a
cuore la vita e si appassionano per essa, che sono capaci di inventarsi
miracoli per far nascere un sorriso sul volto di qualcuno. Il vangelo ci chiama
a «stare accanto a loro, sognando la vita insieme» (Evangelii gaudium, 74).
Chiunque vi darà un bicchiere d'acqua...non perderà la sua
ricompensa.
Un po' d'acqua, il quasi niente, una cosa così semplice e
povera che nessuno ne è privo.
Gesù semplifica la vita: tutto il vangelo in un bicchiere
d'acqua. Di fronte all'invasività del male, Gesù conforta: al male opponi il
tuo bicchiere d'acqua; e poi fidati: il peggio non prevarrà.
Mosè e Gesù, maestri della fede, ci invitano a non piantare
paletti ma ad amare gli orizzonti, a guardare oltre il cortile di casa, a tutto
l'accampamento umano, a tutta la strada da percorrere: alzate gli occhi, non
vedete quanti semi dello Spirito volano dappertutto? Quante persone lottano per
la vita dei fratelli contro i démoni moderni: inquinamento, violenza, fake
news, corruzione, economia che uccide? E se anche sono fuori dal nostro
accampamento, sono comunque profeti. Sono quelli che ascoltano il grido dei
mietitori non pagati (Giacomo 5,4) e ridanno loro parola, perché tutto ciò che
riguarda l'avventura umana riguarda noi. Perché tutti sono dei nostri e noi
siamo di tutti.
Ermes Ronchi novena.it