Così Gesù rifiutato continua ad amarci
Politica e cultura
Ambito tedesco seconda metà sec. XVI, Gesù Cristo cacciato
dalla sinagoga
«Ma non è il falegname, il fratello di Giacomo, Ioses, Giuda
e Simone?» Poche pagine prima questi stessi fratelli sono scesi a Cafarnao per
riportarselo a casa, il loro cugino strano, perché dicevano: è andato, è fuori
di testa; lo danno per eretico, dobbiamo proteggerlo anche da se stesso.
E adesso a Nazaret, dove si conoscono tutti, dove si sa
tutto di tutti (o almeno così si crede), la gente si stupisce di discorsi mai
sentiti, di parole che sembrano venire non dalla sacra scrittura, come l'hanno
sempre ascoltata in sinagoga, e forse neppure da Dio: da dove mai gli vengono
queste cose?
Ed era per loro motivo di scandalo. Che cosa li scandalizza?
L'umanità, la familiarità di un Dio che abbandona il tempio ed entra
nell'ordinarietà di ogni casa, diventando il "God domestic" (Giuliana
di Norwich, sec. XIII), il Dio di casa. Gesù, rabbi senza titoli e con i calli
alle mani, si è messo a raccontare Dio con parabole che sanno di casa, di
terra, di orto, dove un germoglio, un grano di senape, un fico a primavera
diventano personaggi di una rivelazione. Scandalizza l'umiltà di Dio. Non può
essere questo il nostro Dio. Dov'è la gloria e lo splendore dell'Altissimo?
E i suoi discepoli, questi ragazzi di fuori, pratici solo di
barche, cos'hanno di più di Joses, Giacomo, Giuda e Simone? Non erano meglio i
giovani del paese?
Un profeta non è disprezzato che in casa sua... Osservazione
che ci raggiunge tutti, circondati come siamo da sillabe di Dio, gocce di
profezia sulla bocca e nei gesti di mille persone, in casa, per strada, al
lavoro, o in un'altra parte del mondo.
Ma noi: non sono all'altezza, diciamo; e li misuriamo, li
soppesiamo, diamo loro i voti, troviamo scuse, anziché aprirci. E Dio si
stupisce, ma non desiste e ripete: "ascoltino o non ascoltino, sappiano
che un profeta almeno si trova in mezzo a loro" (Ez. 2,5). Siamo
circondati da profeti, magari piccoli, magari minimi, ma continuamente inviati.
E noi, come gli abitanti di Nazaret, dilapidiamo e sperperiamo i nostri
profeti, senza ascoltare l'inedito di Dio.
Anche Gesù al rifiuto dei suoi compaesani si stupisce, ma
non desiste. La sua risposta non è né rancore, né condanna, tanto meno depressione,
ma una meraviglia che rivela come Dio ha un cuore di luce: "Non vi poté
operare nessun prodigio". Ma subito si corregge: "Solo impose le mani
a pochi malati e li guarì".
Il Dio rifiutato si fa ancora guarigione, anche di
pochi, anche di uno solo. L'innamorato respinto continua ad amare, anche senza
ritorno. Di noi Dio non è stanco: è solo stupito. E allora "manda ancora
profeti, uomini certi di Dio, uomini dal cuore in fiamme, e Tu a parlare dai
loro roveti" (Turoldo).Ermes Ronchi novena.it