CLASSI TERZE UNITÀ 21 UNA CONTRADDIZIONE AMBULANTE
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Nell’ultima pagina del suo diario, con acuta consapevolezza, Anna Frank – una ragazza ebrea di nazionalità olandese, morta all’età di quindici anni nel lager di Bergen-Belsen – parla di se stessa e delle varie contraddizioni che caratterizzano il suo comportamento, facendo un interessante quadretto della sua vita di adolescente.
Cara Kitty, «una contraddizione ambulante» è l’ultima frase della lettera precedente e la prima di questa odierna. «Contraddizione», sai spiegarmi esattamente che cos’è? Come tante parole, anche questa ha due significati: contraddizioni dal di fuori e dal di dentro.
Sono abituata a non essere presa sul serio, ma soltanto la Anna «superficiale» vi è abituata e lo può sopportare, mentre la Anna più «profonda» è troppo debole. So benissimo come vorrei essere e come sono… di dentro, ma purtroppo sono così esclusivamente per me stessa. E questo forse, anzi, sicuramente, è il motivo per cui dico di avere una natura interiore allegra mentre gli altri giudicano che io sia allegra solo esteriormente. Dentro la Anna pulita mi indica la via, fuori non sono altro che una capretta scatenata che cerca di liberarsi.
Come dicevo, avverto tutto in modo diverso da come lo esprimo. La Anna allegra ride, risponde in modo insolente, scrolla le spalle con indifferenza, si comporta come se non gliene importasse niente, ma invece la Anna silenziosa reagisce in modo opposto. Per essere del tutto sincera, voglio confessarti che mi dispiace, che faccio sforzi enormi per cambiare, ma ogni volta mi trovo a combattere con eserciti nemici sempre più forti.
Dentro di me sospiro: «Guarda che cosa ne è di te: brutte opinioni, espressioni sarcastiche e deluse, persone che ti trovano antipatica, e questo solo perché non ascolti i buoni consigli della tua buona metà».
Oh, vorrei tanto ascoltarli, ma non ci riesco; se sono silenziosa e seria tutti pensano che sto recitando e allora devo salvarmi con una battuta di spirito, per non parlare poi dei miei familiari che pensano invece che io stia male: mi fanno ingoiare pastiglie per il mal di testa e… criticano il mio cattivo umore. Non sopporto quando si occupano di me in questo modo, allora sì che divento prima sfacciata, poi triste e alla fine torno a rovesciare il cuore, volgendo in fuori il lato cattivo e in dentro quello buono e cerco un modo per diventare come vorrei essere e come potrei essere se… nel mondo non ci fosse nessun altro.
Rifletto e rispondo