Chiesa di Santa Cecilia
Città e territorio
La Chiesa di Santa Cecilia, una delle bellezze gravinesi in pericolo
Le fonti ci dicono che nel 1611 fu fatta costruire a spese di monsignor Giustiniani, là dove si trovava la casa di Angelo Benchi. Ebbe, sin dall'inizio, un unico altare che raffigurava la SS. Concezione della beata Maria Vergine con Santa cecilia, San Francesco di Paola e Sant'Antonio di Padova. Qui trovarono sepoltura i membri della famiglia Maiorani. Infatti questa piccola chiesa fu di giuspatronato della famiglia Maiorani, un diritto concesso su un altare di una chiesa ad una famiglia che si faceva carico di dotare l'altare stesso di soldi e beni immobili dal quale. Il giuspatronato era diffuso secoli fa, ed era legato spesso a posizioni di potere apicali di nobili. Spesso nasceva come diritto da lasciti. Sostituì una chiesa precedente detta di San Pietro, che dava il nome anche ad una vicina porta della città di Gravina. Al tempo della visita pastorale dell'Orsini nel 1714, la chiesa era parrocchiale. Per le scarse rendite, appena sufficienti al mantenimento del parroco, il cardinale intimò il trasferimento degli obblighi della chiesa altrove e quindi la sua chiusura al culto, se i parrocchiani non avessero contribuito all'aumento delle rendite, necessarie alla sua funzionalità. La struttura della chiesa fu definita irregolare, la stessa porta non era al centro della facciata di prospetto. In seguito, fu restaurata e rinnovata nel tetto a spese di monsignor Cavalieri. E' chiusa al culto da molti anni. A seguito di un sopralluogo effettuato in data 11 marzo 2011 dall'ufficio tecnico del comune di Gravina in Puglia nella chiesa S. Cecilia, in via Salvatore Fighera civico 46, fu verificata la sussistenza di un potenziale pericolo dei solai a volta. Il fabbricato presentava un pericolo pubblico. Fu quindi ordinato al sacerdote Vincenzo Mazzotta, parroco pro-tempore della parrocchia di San Nicola e Cecilia, di provvedere allo sgombero immediato da cose e persone dagli ambienti della chiesa sconsacrata di S. Cecilia nonché a provvedere alla messa in sicurezza dell'intero immobile, compreso quello adiacente la chiesa con ingresso da via Scale Lunghe n. 15. La chiesa infatti possiede altri vani da cui si accede a sinistra dell'altare maggiore e un giardino. Un altro pezzo di storia della nostra amata Gravina era crollato, sotto il peso dell'incuria e della dimenticanza. Era crollata la sagrestia della chiesa sconsacrata di Santa Cecilia, a due passi dalle centralissime piazze Repubblica e Arcangelo Scacchi. Oggi la chiesa sconsacrata di S. Cecilia risulta essere una delle bellezze gravinesi in pericolo. A tutt'oggi, anno 2015, nessun intervento di restauro è stato ipotizzato. Peccato perché così si perdono tracce di una storia straordinaria della città di Gravina, città antica di oltre cinquemila anni.
Michele Gismundo
Raguso-Marisa D'Agostino, "In Gravina per le vie", Lito Pubblicità & Stampa, Bari 1984
Michele Gismundo
Raguso-Marisa D'Agostino, "In Gravina per le vie", Lito Pubblicità & Stampa, Bari 1984