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Città e Territorio
PARAMENTI SACRI DI PAPA BENEDETTO XIII CONSERVATI NEL MUSEO DIOCESANO
DI GRAVINA IN PUGLIA
Nel Museo Diocesano di Gravina in Puglia si conservano preziosissimi paramenti donati da papa Benedetto XIII al Capitolo della chiesa cattedrale gravinese. Essi, quasi certamente, furono confezionati nel 1726 in uno dei migliori laboratori di Napoli. I biografi contemporanei di Benedetto XIII tramandano che il papa indossò i preziosi paramenti nel 1726, quando offrì alla venerazione dei fedeli dieci santi con una sola canonizzazione solenne: S. Turiglio Magrovegio, arcivescovo di Lima nel Perù; S. Giacomo della Marca, religioso dei Minori di S. Francesco; S. Agnese di Montepulciano, claustrale dell'Ordine di S. Domenico; S. Francesco Solano dei Minori Osservanti; S. Pellegrino Laziosi dei Serviti; S. Giovanni della Croce, religioso carmelitano; S. Luigi Gonzaga della compagnia di Gesù; S. Stanislao Kostka della medesima compagnia; S. Margherita da Cortona; S. Giovanni Nepomuceno; S. Gregorio VII papa; S. Venceslao martire. Nella stessa cerimonia dichiarò 5 beati: Giacinta Marescotti, clarissa; Giovanni di Prado, minore osservante; Fedele di Sigmaringa, protonotario di propaganda; Vincenzo de' Paoli, fondatore della missione; Pietro Fourrier, riformatore della Congregazione dei canonici regolari. Per quella solenne cerimonia furono commissionati e confezionati paramenti sacri particolari, la cui spesa fu affrontata, sicuramente dal fratello Domenico con i sostegni finanziari del clero e dei cittadini di Gravina. Questa fu la ragione che indusse il pontefice a donarli alla città, dove era nato e dove erano stati presi i denari di quel parato. I paramenti furono segnalati, per la prima volta, dal segretario di monsignor Camillo Olivieri, vescovo di Gravina, nella Relatione ad Sacra Limina del 1746, ove così si espresse: “La chiesa cattedrale di Gravina è provvista a sufficienza e riccamente di sacra suppellettile, accresciuta dal medesimo vescovo e da Papa Benedetto XIII, col dono di paramenti sacri per le messe e delle vesti preziosissime, di cui nessuno potrà ammirare di più ricche e così facili (sic!) in nessuna altra chiesa di questo Regno. Si aggiungono un bellissimo faldistorio (sedia a braccioli) con pomi d'argento di eccellente arte, un bastone vescovile d'argento ed altre vesti vescovili di minore valore che l'eminentissimo Spinelli, arcivescovo napoletano, erede fiduciario del cardinale Finy, fece dono a questa chiesa.” (ARCHIVIO DIOCESANO DI GRAVINA (A.D.G.), Fondo Vescovile, Relationes ad Limina, II W 3 Relazioni, Relazione di monsignor Camillo Olivieri del 5.11.1746.) L'estensore della relazione si limitò a segnalare la bellezza, la preziosità e l'elenco dettagliato, ma non registrò ne l'officina ne il nome dell'artista che li aveva confezionati: “Parati nobili della felice memoria di Benedetto XIII...
1) due piviali di lama d'oro, cioè uno ricamato d'oro finissimo con la spalliera consimile trenata di canettiglia d'oro, con quattro anelletti d'argento indorato, e due crocchetti consimili con l'impresa del suddetto papa Benedetto XIII. L'altro consimile ma colla spalliera trenata di fila d'oro, quattro anelletti d'argento e due crocchetti colla medema impresa;
2) due pianete dell'istessa lama con ricamo ricchissimo d'oro, una coll'impresa del suddetto pontefice Benedetto XIII con stocchetti d'oro con due veli di calice consimili con i loro corporali e palle e altra pianeta senza impresa;
3) due dalmatiche dell'istessa lama con ricamo d'oro finissimo con otto anelletti d'argento con stola e due manipoli consimili con lacci di seta e fila d'oro e fiocchetti d'oro coll'impresa dell'istesso papa;
4) due altre dalmatiche dell'istessa lama con ricamo d'oro in mezzo, ed all'intorno stola e due manipoli con lacci di seta bianca e fiocchetti d'oro con otto anelletti d'argento;
5) due dalmatiche di ormisino bianco trenate d'oro senza stola e manipoli;
6) un faldistorio della suddetta lama con ricamo d'oro e con l'impresa del medemo papa;
7) un velo umerale di detta lama ricamato d'oro ed in mezzo una sfera di galloni d'oro con due fiocchetti di seta bianca e fila d'oro;
8) un leggile di detta lama ricamato d'oro con francia d'oro all'intorno e colla medesima impresa;
9) un gremiale di detta lama con ricamo d'oro e francia d'oro all'intorno ed in mezo una croce consimile;
10) una tovaglia di detta lama con ricamo d'oro all'intorno e francia per coprire detto apparato;
11) un paio di sandali di detta lama ricamati d'oro con quattro fiocchetti d'oro;
12) un paio di scarpe consimili con fiocchetti d'oro.
13) un paio di guanti di seta bianca ricamati d'oro con quattro fiocchetti d'oro;
14) due coscini di lama consimile a suddetti parati, cioè uno fatto ricamato d'oro e galloni d'oro intorno con quattro fiocchetti di seta e fili d'oro e l'altro solo ricamato intorno con quattro fiocchetti consimili al primo.”
I paramenti sono un vero capolavoro di arte del ricamo dove è evidente lo stile barocco intercalato da linee rinascimentali e classiche. Il Barocco predomina nella raffigurazione degli stemmi della famiglia Orsini, che sembrano contrastare con l'eleganza e leggerezza del decoro che orna tutto il parato. Gli stemmi sono realizzati con colori vivaci e riportano gli attributi araldici di papa Orsini: scudo bipartito, sormontato dalle insegne araldiche dell'Ordine dei Domenicani (cane con fiaccola accesa in bocca); campo a sinistra, tripartito con rosa canina, anguilla, bande rosse e bianche trasverse, emblema degli Orsini Anguillara e de' Balzo; a destra, campo di azzurro con torre a tre piani, emblema della famiglia Frangipane della Tolfa. Il colore azzurro è stato usato al posto del regolare bianco, per dare maggior risalto a tutti i particolari araldici. Lo scudo è dominato dalla tiara pontificia, dalle chiavi di S. Pietro e avvolto dal ricco decoro aureo di stile barocco. Il velo dell'ostensorio, le calze e alcune parti di vari elementi presentano un equilibrio armonico tra il tratto geometrico e il ductus delle volute e dell'intero ornato. Le suore restauratrici segnalarono l'evidente persistenza del disegno realizzato con inchiostro di china, presente su tutti i pezzi del parato, dove si notano i segni delle difficoltà incontrate dal disegnatore. Il ricamo risulta eseguito con esperta maestria e professionalità, che fa emergere la decorazione con tutta la sua bellezza ed eleganza. I paramenti furono restaurati il 1988 presso l'Abbazia di S. Maria di Rosano a Pontassieve (FI). Nel 1840-42 furono restaurati per la prima volta presso il laboratorio di Donna Maria Luigia Guarracino di Napoli, dove venivano commissionati anche paramenti nuovi. Un restauro conservativo fu eseguito dalle suore del monastero di clausura di S. Maria delle Domenicane tra il 1975 ed il 1980. Oggi tutti i preziosi paramenti pontifici sono esposti in apposite teche di vetro infrangibile nel neo Museo Diocesano, attiguo alla sacrestia della chiesa cattedrale di Gravina.
Prof. Fedele RAGUSO