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Città e Territorio
La collezione archeologica della Fondazione Pomarici Santomasi, di recente notificata, è ricca di oltre 2600 reperti - fra cui 1608 monete databili fra il VI sec. a.C. e l'età moderna - esposti al pubblico nelle storiche e suggestive vetrine allineate lungo le pareti di alcune sale del 2° piano, corredati da didascalie scritte a mano sui cartoncini con la minuta grafia tipica dei decenni fra il XIX ed il XX secolo. In occasione della VI settimana della cultura, nel maggio 2004, è stato predisposto un nuovo allestimento che ha reso più agevole la lettura della complessa e varia documentazione archeologica proveniente dal territorio. Infatti, anche se decontestualizzati, i reperti offrono un quadro chiaro della ricchezza dei contatti che hanno sempre caratterizzato questo lembo della Peucezia interna. Anche se privata di tutte le ceramiche a figure rosse, trafugate negli anni '60, la collezione conserva intatto il più grande interesse scientifico per le molte ceramiche geometriche arcaiche, rappresentate nel percorso espositivo da una campionatura ridotta nel numero ma completa nella varietà delle tipologie, per la copiosa documentazione relativa ai secoli V e IV a.C., per le terrecotte architettoniche che rimandano ad edifici cultuali di tipo greco. Si è cercato di conservare il più possibile il fascino di un allestimento dal sapore antico. Pochi oggetti sono riferibili al Neolitico ed all'età del Bronzo. All'età del Ferro si riferiscono fibule ad arco serpeggiante semplice e follato, a navicella, ad arco ingrossato, ad occhiali, falere. Di particolare rilievo è un'armilla omerale avvolta a spirale, forse associata in un corredo tombale con una ruota di piccolo carro fittile, un pendaglio globulare ed una grande olla a decorazione geometrica monocroma. Numerosa e varia è la ceramica greco-orientale di produzione coloniale, pochi ma significativi i reperti di ambito daunio. La ceramica geometrica monocroma e bicroma costituisce il nucleo numericamente più consistente della collezione. La varietà e la quantità delle attestazioni, la compresenza di forme e motivi decorativi diversi, confermano la natura di zona di frontiera del territorio di Gravina. Sono state esposte vicino, affinché ne fosse più chiaramente percepibile il rapporto, ceramiche di tipo greco e le loro imitazioni indigene. Pochi i reperti importati dalla Grecia: un frammento di cratere attico a figure rosse, una kylix a vernice nera e fra le kotylai un esemplare meso-corinzio. Per i secoli V e IV a.C. si espone una ridotta campionatura delle forme ceramiche più numerose, fra cui kantharoi e kalathoi decorati con motivi floreali e geometrici stilizzati. Degni di rilievo sono il cratere a colonnette con la teoria di pesci sul collo, il piatto con una iscrizione in lingua messapica. Nella ridotta campionatura delle forme ceramiche a vernice nera si evidenzia un raro cratere a calice miniaturistico. Fra i pochi reperti di età tardo-ellenistica e romana, risaltano la testa in marmo di Eracle, riferibile ad un modello lisippeo, vari oggetti in bronzo fra cui una piccola stadera, una statuetta di Eracle. Importanti sono le terrecotte architettoniche relative ad edifici templari databili fra il VI ed il IV sec. a.C. maniera greca. La coroplastica dei sec. V e IV a.C.conserva statuette di una divinità femminile seduta - forse Demeter - ; fra i tipi di età ellenistica domina Afrodite. E' rara la presenza della bambola con gli arti snodabili, della maschera teatrale, dei dischi decorati con simboli astrali, con testa di gorgone o volti femminili. Fra i fittili relativi a sepolture infantili sono numerosi gli animali, fra i quali la tartaruga, il cinghiale, il gallo cavalcato dal piccolo Eros. Di particolare interesse sono alcuni reperti che forse costituivano un unico corredo tombale appartenente ad un aristocratico guerriero sepolto nel 3° secolo a.C., costituito da vasi ricoperti di colore bianco o giallo allusivo all'oro ed all'argento. I mascheroni appartenevano ad un cratere, le anse ad una loutrophoros, i pomoli a foglie di acanto ornavano coperchi di vasi. Di particolare rilievo è il gruppo costituito dai due cavallini che trainavano un carro condotto da Nike, simile ad altri gruppi rinvenuti a Conversano e Gioia del Colle, e la fiasca a rilievo con Bellerofonte su Pegaso.
Dott.ssa Giuseppina Canosa