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Duomo di Milano al traforo, un capolavoro di mister Stefano Vicino

Politica e cultura

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Duomo di Milano al traforo, un capolavoro di mister Stefano Vicino


Un vero capolavoro del compianto concittadino mister Stefano Vicino (1935- 2015): il Duomo di Milano al traforo eseguito a mano con il seghetto e l'utilizzo di varie tipologie di compensato. Un lavoro straordinario realizzato con la tecnica del traforo, grazie ad una immensa passione e un hobby che Stefano coltivava da giovane, in silenzio ed in compagnia della sua amatissima mamma. Nottate intere (tra il 1970 e il 1980) Stefano dedicò alla realizzazione di una vera e propria opera d'arte. Cos'è il traforo? E' un lavoro artigianale che consiste nel ritagliare e forare tavole di legno (compensato) di piccolo spessore (3-4 mm) con piccolissime seghette (meno di 1 mm), seguendo un disegno. Una volta lavorati, i pezzi, vengono levigati, verniciati e assemblati con apposita colla. La creazione richiede un'abilità manuale, molte ore di lavoro, tanta pazienza e precisione. Il Duomo di Milano è uno dei simboli d'Italia. E' dedicato a Santa Maria Nascente, considerata la terza chiesa cattolica nel mondo dopo San Pietro in Vaticano e la cattedrale di Siviglia. Stefano si innamorò del Duomo e decide di cimentarsi nella costruzione di un prototipo fedele all'originale, rispettando misure, altezze, larghezze e proporzioni di tutti gli elementi, onde suscitare emozioni in famiglia e tra gli amici, senza nessuno scopo di lucro. Si procurava immagini, disegni, modelli e quant'altro direttamente da Milano, scrivendo a diverse istituzioni religiose del luogo per avere lumi, dettagli e soprattutto materiale illustrativo sull'architettura esterna del Duomo. Premesso che questo era un hobby, Stefano, non lesinava sul tempo per ottimizzare il modello in costruzione in tutte le forme, includendo tutte le finezze, migliorandone la bellezza dell'esemplare senza introdurre complicazioni nella costruzione. Si prodigava per reperire materiale duttile per sagomare piloni e muri perimetrali, piccole finestre e finestroni, doccioni e obelischi nonché portali maestosi e decorati rosoni straordinariamente accattivanti, da ammirare. Stefano riuscì anche ad illuminarla la sua opera, producendo un effetto sorprendente attraverso tutte quelle piccole lampadine colorate, che diffondono luce fino alla Madonnina, posta sulla guglia maggiore del Duomo. Quanta delicatezza e precisione avrà dedicato Stefano per la realizzazione dell'opera, attingendo energia e amore sincero da una profonda fede cattolica, nella convinzione di lasciare ai posteri un segno tangibile della sua operosità e attaccamento alla vita. L'intera opera realizzata da Stefano, oggi, è in bella mostra nell'antichissima chiesa di San Nicola a Gravina in Puglia, opera accolta con senso di gratitudine e apprezzamento dal parroco don Vincenzo Mazzotta, a disposizione della cittadinanza. Dimensioni dell'opera: lunghezza esterna mt 1,20, lunghezza esterna dalla navata trasversale cm. 80, altezza massima fino alla Madonnina mt. 1,00, lunghezza fronte della facciata cm 60, altezza massima della facciata cm 50, guglie di varie dimensioni nr. 138, finestroni di varia grandezza nr. 160. Scala 1:100.
Michele Gismundo
(foto di Carlo Centonze)




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