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Politica e cultura
È l'ora in cui il fumo, capriolando, si stacca dai pertinaci sconforti del focolare e si disperde, bianco e spensierato, nella livida immensità.
È l'ora, pressappoco, in cui "la majèstr" lascia libere l'allieve sartine.
Scansando, per quel che può, merde e pozzette fangose, tutt'acceso d'entusiasmo, Carluccio se ne sale in paese. Ha da incontrare e accompagnare a casa -ma a distanza- la sua "uagnèdd", dalla stradina di Gestri a Sant'Andrea. Proprio proprio dichiarato non s'è, ma sono tante di quelle sere che è lì ad aspettarla e ad andarle dietro come il montone appresso la pecora, che ormai.... E poi, e tutti gli sguardi
che si sono scambiati?
Questa sera ha in conto di fermare all'uscita, una delle sartine compagna dell'amata, per trasmetterle, suo tramite, i sentimenti suoi molto sinceri. Dovrà far colpo sulla sensale perché questa poi, nel presentarlo a parole all'interessata, abbia di che vantarlo. Perciò ha indossato
gli indumenti della festa, lucidato la capigliatura con un par di gocce d'olio e calzato le scarpette nere a punta che ha da poco barattato con una "bianghescioit a soup a scapel" botteguccia di mèst Colin lo scarparo. Le scarpe gli fanno un male del diavolo costringendolo a camminar sulle uova, però... son quasi nuove e, quel che più conta, all'ultima moda.
In verità, Carluccio non ha bisogno di mettersi in ghingheri per bell'apparire: egli è di per se stesso un gran bel giovane. La mamma, Teresin "la mustrejous", morta prima dei trent' anni, e della quale molte vecchie comari conservano un vivo ricordo, gli ebbe a dare i suoi begli occhi azzurri, dolci e appassionati, il suo pallore, la sua dolcezza. Del papa, Sèppangel, ha ereditato invece i capelli biondo oro e la statura alta, oltre l'abitudine alla fatica e il portar rispetto.
Questi naturali suoi pregi gli han procurato il nomignolo col quale il bel giovine è più conosciuto, e ammirato, nel Piaggio: "u pup".
Andrea Riviello, "Piaggio", Matera, 2003