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Suor Raffaelina Papagna MSC Storia di una vocazione

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Suor Raffaelina Papagna MSC, 96 anni ben portati, nel corso dei quali ha ricoperto diversi ruoli: Docente e Preside, Assistente Generale, Superiora Provinciale, Missionaria in Ecuador. In occasione del suo 80° di Vita Religiosa, ha voluto elevare la lode al Signore raccontando la storia della sua vocazione.

Suor Raffaelina Papagna

Papagna, perché piangi? Vuoi anche tu farti suora? . Era la voce della mia insegnante di 5^ elementare, la signorina Angela Lagreca che, in qualità di Delegata diocesana delle Sezioni minori di Azione Cattolica, quel pomeriggio di una domenica di gennaio 1932, era venuta all'adunanza delle Beniamine della parrocchia "Santa Teresa", in Gravina, per confortare noi, veramente desolate, perché in mattinata la nostra Delegata, la signorina Antonietta Garzone, era entrata nel monastero delle Domenicane di "Santa Maria", in Gravina; avevamo partecipato alla santa Messa celebrata per il suo ingresso nella chiesa annessa al monastero e poi, con grande commozione, avevamo visto la porta della clausura chiudersi dietro di lei.
Per me quel "ti vuoi far suora pure tu?" fu una folgorazione. Non avevo mai pensato a una cosa del genere, partecipavo ogni giorno alla Messa insieme con la nonna, facevo la Comunione quotidiana, pregavo, frequentavo l'A.C, facevo i fioretti, ma niente di più. Da quel giorno il Signore entrò nella mia vita in ma niera più avvertita, più cosciente, più significativa.
A questo punto - ho nominato poc'anzi la nonna - è bene che faccia una premessa. La mia famiglia era composta da: mio padre, mia madre, mio fratello Antonio, del 1915, mia sorella, Anna, nata il 1918 e da me, Maria, nata nel gennaio 1921.


Nel gennaio del 1923 mio padre, antifascista accanito e quindi inviso al fascismo, dovette emigrare in Argentina. Mia madre, ammalatasi per le continue perquisizioni fasciste, morì nel maggio dello stesso anno. La nonna paterna, Anna, vedova e con un figlio sordomuto, ci accolse in casa sua. Questo gesto della nonna fu per noi tre una grande grazia del Signore.
Alla fine dell'anno scolastico, 2 luglio 1932, la signorina Lagreca, che prenderà il nome di suor Maria Margherita, entrò tra le Suore del Sacro Costato che, in quell'anno, si erano trasferite nella nuova sede dell'Istituto, poco distante dalla mia casa. Terminata la 5^ classe, si fecero i primi passi presso le Domenicane, perché potessi entrare in monastero, ma le condizioni economiche proposteci, superiori alle nostre possibilità, non permisero il mio ingresso. Pertanto, si soprassedette, rimandando tutto al mio 15 anno di età.
Nel frattempo la situazione cambiò; le novizie del Sacro Costato iniziarono il loro apostolato nella mia parrocchia di "Santa Teresa" e per le Beniamine fu incaricata, come Delegata, una novizia, suor Nazarena Gammariello. Era ben naturale che mi affezionassi man mano al "Sacro Costato", che mi attirò col suo fascino, e pensai sempre meno alla clausura.
A 15 anni, mio padre, che era a Buenos Aires, non mi dette il consenso per entrare tra le Suore del Sacro Costato, e in famiglia si decise che avrei studiato privatamente preparata da mio fratello, che in quell'anno aveva conseguito il Diploma di Maestro di Scuola Elementare, e sarei entrata liberamente a 21 anni in comunità, con un diploma. I piani del Signore, però, erano diversi.
Mio padre, inaspettatamente, il 27 settembre 1936 rientrò in Italia, deciso a boicottare la mia vocazione. Ogni giorno sorgevano discussioni, con conseguenti sofferenze senza una via di uscita. Ma il Signore vegliava su di me.

Il 2 ottobre, 1 venerdì del mese, mio padre a bruciapelo mi chiese: Vuoi veramente farti suora? Sicuro, non appena mi darai il consenso! Fu la mia risposta. Ed egli soggiunse: Allora, va' da zia Mariuccia (sua sorella) e dille di provvedere ; la zia, infatti, doveva darmi il necessario per entrare in Congregazione. Tutta felice, feci i passi necessari. Però, mio padre, quando seppe che tutto era pronto, s'infuriò terribilmente, perché avevo preso sul serio le sue parole, che volevano essere semplicemente uno scherzo, e si rifiutò di darmi il consenso. La nonna tagliò corto e disse: Se io, che l'ho cresciuta, posso darle il consenso, entrerà in comunità, altrimenti aspetterà a 21 anni.
Il Signore volse le cose a mio vantaggio e dalle informazioni assunte, anche se superficialmente, risultò che la nonna poteva darmi il consenso. La comunicazione fu data a tavola. Eravamo a pranzo. Mio padre mi intimò, poiché ero seduta accanto a lui, alzati e va' a sederti accanto alla nonna; da ora in poi ricordati che tu non hai più un padre ed io non ho più una figlia che si chiama Maria. Dovetti cambiare posto a tavola, mentre un silenzio, pesante come macigno, scese su tutti noi.
Iniziò così un periodo di sofferenze che si protrasse per più giorni. Finalmente l'incubo terminò e la mattina del 9 novembre 1936 la mia famiglia e i parenti, festanti, mi accompagnarono presso la "Casa Madre" del Sacro Costato. Qui la nonna, donna di fede, di preghiera e ricca di grande coraggio, apponendo sul modulo d'ingresso la croce, era analfabeta, mi offrì al Signore felice della mia stessa felicità.
Gesù aveva trionfato sull'anticlericalismo di mio padre, permettendo la sua venuta in Italia unicamente perché la sua figliuola quindicenne potesse rispondere alla divina chiamata; infatti, ripartì in America alcuni mesi dopo, nell'aprile del 1937, incalzato dalle quotidiane perquisìzioni fasciste, che non lo lasciavano in pace.

Mio padre non cambiò il suo comportamento ostile nei miei riguardi fino alla morte, avvenuta in Buenos Aires, nonostante io gli abbia più volte scritto e dato mie notizie e mio fratello abbia perorato la mia causa. Ho sempre pregato per lui, certa che l'infinita misericordia del Signore che "ha sì grandi braccia" lo abbia abbracciato e perdonato.
Fu, la mia, una vocazione molto sofferta, ma, fra i due rivali in amore, vinse l'Amore con la lettera maiuscola, Gesù.
Stupisco io stessa di fronte a questi numeri: 80 anni! E sono passati come un soffio, nella preghiera e nel lavoro.
Come non ringraziare Dio così amabile e grande nell'amore? Dopo il grande grazie al Signore la mia riconoscenza va alla mia famiglia e alla Congregazione tutta. E, infine, un grazie filiale, al Padre Fondatore, che grande parte ha avuto in questa mia meravigliosa avventura di amore con Gesù.
(Tratto da "TESTIMONIARE" - Periodico Missionarie del Sacro Costato - Associazione Laicale - Anno XV(X) Apr. Giug. 2017 n. 2)


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