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Sono le prime ore del pomeriggio. Nel cielo cenerino, il tuono romba e minaccia temporale. Pasquale lentamente leva lo sguardo al cielo, e ricordi teneri prendono a passare nei suoi occhi: Cungettèll che al primo scoppio di tuono accostava l'imposte e correva a rannicchiarsi nell'angolo più buio a masticar rosari. . . Un velo di lacrime gli confonde la vista. Vuoi continuare a mangiare, ma non può; vuoi pensare ad altro, ma non può. Non riesce, per quanto si faccia forza. Brusco, allontana il piatto di "crapejoit" appena intaccato, e s'abbandona alla disperazione.
La stanzuccia è fredda, il mucchietto di brace nel focolare è cinigia e dalla finestrella tutt'allascata e in vari punti bucata, spiffera un venticello che par tramontana.
"Ella ora è laggiù, nel camposanto; o lassù, tra le nuvole, a dormire il suo sonno eterno, senza più pensieri, senza più sofferenze...".
Amplificato dalla profondità della gravina, fragoroso il tuono scoppia all'improvviso. Il cielo s'apre, e diluvia. Pasquale abbandona la tavola e corre a rinserrar uscio e finestra.
-"Non aver paura... ci son qua io. No, no che non ti lascio! "-
Fuori, nello scroscio, il grido allarmato della mamma che chiama il figlioletto.
Andrea Riviello, "Piaggio", Matera, 2003

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