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Città e Territorio
(La cripta Madonna della Stella)
La chiesa-grotta dedicata all'Arcangelo S. Michele o S. Angelo è ubicata nei pressi del ponte viadotto acquedotto sulla "Gravina", sottostante la cripta della "Madonna della Stella". Le visite pastorali tramandano che era dedicato all'Arcangelo San Michele, raffigurato unitamente al Cristo benedicente e alla Vergine Maria. La chiesa era annessa ad un monastero benedettino maschile, dipendente da S. Maria di Banzi (PZ). Il documento più antico, risale al 1075. Infatti una bolla di papa Gregorio VII riporta tra le dipendenze di Banzi "cellam Sancti Achangeli in civitate Gravina cum ecclesiis et rebus suis". Nel 1569 monsignor Bosio ordinò che la chiesa fosse resa idonea al culto, secondo le nuove norme emesse dal Concilio di Trento. Lo stesso vescovo, durante una visita alla chiesa, fece registrare che il luogo sacro era privo di porta, aveva due altari e al centro una "cisternola" piena di acqua. Sulle pareti dell'altare si notavano labilmente ancora due figure affrescate. Alcuni testimoni, abitanti nelle vicinanze dichiararono che la chiesa era stata edificata da un tal Staso Caldarone, circa settanta anni addietro. Essi, però, non seppero dare alcuna indicazione relativa ai beni e alla celebrazione di messe. Ad attenta osservazione del sito, si rileva che la grotta è molto grande con volta piatta, ingresso libero senza alcun segno di cardini di porta. La chiesa era suddivisa in navate, scandite da colonne, come attestano le tracce di monconi sotto la volta. Sulla parete destra ci sono tre segni di croce; lungo la stessa parete, quasi al centro, ci sono due absidi con tracce molto labili di affreschi; sulla parete sinistra, al centro, ci sono dei graffiti con segni ed immagini (due stemmi araldici, contorni di una figura umana,forbici e tenaglie). Il pavimento risulta di roccia compatta con canali di scolo verso una cisterna non ben individuabile. Ad essa sono annessi piccoli ambienti con piccole colonne tronche, che hanno fessure, attraverso le quali filtrano raggi di luce.
prof.ssa Marisa D'Agostino