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Raccolta ferro e stracci vecchi - "firr e pezz vicch"

Città e Territorio

Raccolta ferro e stracci vecchi - "firr e pezz vicch"


"Sepp Rocc", alias Giuseppe Rocco Falco, a Gravina in Puglia raccoglieva di tutto: il ferro vecchio "u firr vicch", il piombo "u chiumm", il rame "la rama ross", l'ottone "l'ottoun", l'alluminio "l'alluminiu, utensili vari e qualunque oggetto anche se ultra usurato. In cambio offriva pochi spiccioli. "Sepp Rocc" lavorava tutto il giorno senza alcuna sosta notturna o festiva. Era lì in via Alcide De Gasperi, angolo via Emilia. Stessa attività veniva svolta da Luciano Rubino, in via Trieste. E negli anni successivi, nel secondo dopoguerra, a piazza San Agostino, nell'ex Convento adibito a civili abitazioni di famiglie disagiate, c'era un altro signore detto "Uascezz" a svolgeva l'attività di raccolta del ferro vecchio e degli stracci. Girava tutta Gravina col grido: "pezz vicch, pezz vicch,". Una raccolta quasi porta a porta, con quel carretto trascinato da un asino o da un mulo "la trainedd". Le stoffe, ridotte a brandelli, come i pantaloni, le maglie, le gonne, le camicie, che ormai non potevano essere ulteriormente rattoppate o cucite con delle toppe "arr'pezzoit", venivano accumulate e conservate nelle famiglie, per poi consegnarle "a l' pezz vicch d'uascezz". In cambio, come il baratto, le donne del paese ricevevano oggetti in plastica di uso domestico: "la bagnaroul, u sicch, u vacjl, u mout, u mutjdd, ecc". Gli stracci a volte si pesavano con la stadera, una bilancia portatile con un piatto in rame e un'asta di legno orizzontale. Quanta miseria in quell'attività di raccolta. Quanta umanità sofferente, inascoltata e privata della dignità umana. Erano altri tempi quelli attraversati dalle due guerre. C'era tanta miseria nelle case dei contadini, mentre in pochi sguazzavano nell'abbondanza. L'attività di raccolta di ferro e stracci vecchi in verità è continuata fino a qualche anno fa. Con l'avvento delle lavatrici, dei frigoriferi e delle televisioni in tutte le famiglie tutto è cambiato. Oggi c'è più consumismo e poca volontà di riciclare beni di consumo e beni durevoli che una volta rappresentavano agiatezza e confort in tante famiglie. L'avvento del computer e dei telefonini ha definitivamente collocato nell'oblio le vecchie usanze e gli stili di vita che del riuso e della manutenzione rappresentavano valori umani da difendere e da additare a future generazioni.

Michele Gismundo


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