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Politica e cultura
Quegli occhi... son occhi che non se ne incontrano più; occhi celesti, limpidi, incantati.
Occhi che guardano al futuro, sereni, sorridenti. E quelle sopracciglia... sottili, aperte, a denotar maraviglia sotto una cascata di capelli d'angelo, biondi, a buccoli. E l'espressione, così tranquilla, dolce, un poco annoiata.
Non è che un ritratto. Un cartoncino paraffinato che serba quel senso di straziante intimità che han le cose che richiamano a momenti lontani, indimenticabili. Il ritratto di Concetta, buonanima.
Pasquale si è messo a sedere espressamente per liberarsi dell'orrore del vuoto che l'opprime e indulgere a quella narcosi, a quell'umana sua debolezza. La contempla, l'adorata; ne accarezza i tratti offuscati del volto, la copre di baci, se la stringe forte forte al cuore... teneramente. Nel l'esasperazione del suo strazio, il pianto gli ricolma gli occhi, e l'abusata immagine n'è umettata. Dio, Dio che tormento!
Il lume s'è spento; s'è esaurito il petrolio o, può anche darsi, la calzettella. Buie, silenziose, l'ore della notte lente si svolgono. Entrando attraverso i vetri, la regina del firmamento, con quella delicatezza ch'è solo sua, si va a dispiegare sull'annoso sciancato tavolino dove son ancora intatte le vivande della sera, e dov'è, abbandonato sul braccio inanimato, l'inconsolabile amante. Sulla guancia esposta, luccica la scia dell'ultima sua lacrima.
Nella siderea immensità, a pie della falce, or giacciono affiancate, luminose, due stelline.
Andrea Riviello, "Piaggio", Matera, 2003