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Nello slargo ch'é a pelo del burrone stan a giocare "le meninn". I maschietti a "jss a cogghje", le femminucce al "dì salò".
I grandi, chiusi in casa, sull'uscio a "cecereddè", assisi alla spera del sole. Pochissimi a digerire, la gran parte ancora ad aspettar la grazia di Dio.
È l'ora che il resto di Gravina, a pancia piena, chiama la dopomangiata.
Il secondo giorno lento lento se ne sta andando, e la compassione dei vicini stranamente ancora non si manifesta. Ma quando sarebbe arrivata?. .. oppure son destinati a star tuttora digiuni? I pensieri di "zumbètt" cominciano ad inquietarsi,...
per il nonno che giace infermo, più che per sé.
Fino ad ora Masino non ha conosciuto la gioia del vivere se non sotto gli ordinari aspetti della natura; sofferenze, fame, amarezze, gli tengon da sempre, sempre compagnia. Dieci anni non ancora, con una gamba più corta del l'altra, orfano, macilento e debole, uno di quei
capretti slattati da poco che portano dalle Murge per le bocche delicate, col musetto trepidante di bestia che s'angustia. Da quando l'adorato nonno, rotto dalla fatica, s'è ficcato nel letto, stanco che non ce la fa più nemmeno a parla re, e pressoché cieco, l'esistenza s'è fatta sopravvivenza.
Il cielo che rapidamente imbrunisce è pieno di grida, di fruscii, di scalpiceli. Masino s'è seduto allo scalino sull'uscio, con l'occhio fisso alle porte accanto e l'orecchio attento al nonno.
La carità arriva ch'è già buio, e "zumbètt", arrancando, tutto lieto volge al giaciglio: "Se mange nononn!"
La cucchiaiata di calda minestra non vien però deglutita, si perde nella bocca aperta e senza un dente. In più, l'infermo non s'è per niente mosso.
"Nonno! . . . nonno!"
Lo scuote, nulla. Stavolta il nonno ha pensato solo a sé.... se n'è andato.
Povero Masino!
Andrea Riviello, "Piaggio", Matera, 2003

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