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Museo Civico Archeologico

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Malgrado lo straordinario patrimonio archeologico di Gravina sia noto da tempo al mondo scientifico per la vastità delle aree archeologiche e per la quantità e la qualità dei reperti recuperati, il Museo Civico Archeologico è una recente istituzione, inaugurato l’8 aprile 2000 nel Palazzo dell’ex Seminario Vescovile con una mostra intitolata “Guerrieri in vita, eroi dopo la morte”. Si è arricchito poi con altri reperti monumentali e preziosi, rinvenuti negli scavi eseguiti sulla vicina collina di Botromagno o Petramagna sede di un vasto abitato preromano, e nella limitrofa zona di “Padre Eterno”, lungo il torrente Gravina, ed offre al pubblico una prima e significativa campionatura dei corredi tombali finora rinvenuti e restaurati. ‘insediamento del comprensorio di Botromagno, da cui provengono i reperti, viene identificato con la greca Silbìon e con la romana Silvium: Diodoro Siculo, Stradone, Plinio documentano la sua presenza e segnalano fino all’età tardo-romana la sua esistenza quale centro abitato popoloso ed importante, collocato in posizione strategica sulla grande viabilità militare e commerciale. Il percorso espositivo focalizza l’attenzione del visitatore sulla figura del guerriero, sulla sua posizione e sul ruolo all’interno della comunità, sull’ideologia che ne permeava lo stile di vita, ispirata ai modelli di cultura greca. La prima sala espone alcune sepolture, databili dal VII al VI secolo a.C. Le ceramiche geometriche delle deposizioni più antiche attestano nella sintassi decorativa la realtà di marca di frontiera di questa zona della Peucezia interna, posta sulla direttrice fluviale del Bradano e sulla linea di confine fra regioni etniche ed amministrative diverse, ed i contatti con i popoli vicini: Enotri, Dauni, genti dei centri greco-coloniali della costa ionica, Peuceti dell’Apulia interna e costiera, Taranto. Due grandi vetrine espongono le ricostruzioni delle sepolture di due aristocratici guerrieri rinvenute in località “Padre Eterno”, molto simili per la struttura tombale a semicamera e per la composizione dei sontuosi corredi funerari, incentrati su due aspetti della vita dei defunti: la loro appartenenza ad un gruppo egemone per funzioni militari e la loro adesione ai modelli greci di omerica memoria che glorificano i combattenti per la patria innalzandoli al rango di eroi. Infatti sono presenti le armi personali, - funzionali e di rappresentanza - è il caso dell’elmo da parata - , gli strumenti metallici da fuoco e da mensa allusivi ai banchetti riservati agli appartenenti all’élite guerriera, i vasi da simposio per la distribuzione ed il consumo del vino. Databili fra il V secolo ed i decenni iniziali del IV secolo a.C., le raffigurazioni dipinte sui vasi rimandano alla celebrazione del guerriero ed al culto di Dionisio, temi che sui tre vasi rinvenuti a Botromagno (due anfore vicine al Pittore degli Inferi ed un cratere della più tarda produzione apula) ed esposti nella seconda sala, saranno enfatizzati dalle dimensioni monumentali, dalla ricca policromia e dalle complesse raffigurazioni che rinviano al mondo dell’Iliade e degli eroi greci. La sala n. 3 è la ricostruzione della tomba a grotticella n. 25 di via Santo Stefano, distinta nelle due celle che accoglievano cinque defunti ed i loro corredi funerari, l’unica rinvenuta intatta finora. Ricca di ceramiche decorate a sciabolatura, policrome, e di vasi in alabastro, è databile fra il III secolo ed il II secolo a.C. La sala n. 4 espone vari corredi tombali databili nella 2^ metà del IV secolo a.C., rinvenuti sulla collina di Botromagno negli anni ’70 in due tombe monumentali a grotticella. Il guerriero della tomba n. 2 è stato sepolto con numerosi e pregevoli vasi a figure rosse, fra cui un cratere a mascheroni, con armi personali in bronzo e ferro, e con gli strumenti da fuoco e da banchetto in piombo, non funzionali, allusivi a pratiche conviviali e simbolico riferimento ad uno status sociale rilevante.

Adele Iannuzziello

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