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Città e Territorio
Molti ricordano quell'antico mestiere che svolgevano a Gravina in Puglia i fratelli Schinco, in via Michelangelo Calderoni (soup a Calaroun), nel centro antico del paese: l'arrotino, detto anche mola forbici (u'mulafurc). L'arrotino affilava i coltelli, forbici e forbicine, falce e accetta. Era l'artigiano che si occupava della molatura di quelle lame non più taglienti. In quegli anni non si buttava niente, qualunque attrezzo malfunzionante veniva aggiustato, riparato, rimodellato, ripristinato, riusato. Oggi la nuova generazione "usa e getta", abbandona nei rifiuti qualsiasi oggetto passato di moda, caduto in disuso, malfunzionante. Generalmente l'arrotino, il mola forbici (u'mulafurc) più rinomato del paese, possedeva una bicicletta sormontata da una mola di pietra, che per girare era collegata con delle cinghie ai pedali. Si dotava anche di una borraccia di acqua che serviva per raffreddare i metalli. Girava per le strade, gridando con voce chiara: "u'mulafurc", "u'mulafurc". Una famiglia intera a Gravina che si procurava da vivere, i fratelli Schinco, negli anni della povertà e della miseria (soup a Calaroun). Al richiamo squillante dell'arrotino le donne del paese accorrevano per le strada, per affilare le lame. E l'arrotino, abile nel corteggiava le donne, sapeva dare le giuste risposte ad ogni esigenza, insomma ci sapeva fare. Naturalmente era spinto dal bisogno, conquistava nuovi mercati fuori dalla propria città, ampliava il territorio di competenza, chiedeva lavoro anche fuori. Era faticoso farsi una clientela, occorreva affinare il proprio mestiere e mantenere prezzi competitivi. E quando si trovava a lavorare fuori dal proprio paese, si accontentava di una fetta di pane con il pomodoro e, a volte, di qualche piatto caldo che gli veniva offerto da qualche brava cliente. Negli anni Settanta l'arrotino apre bottega, cessa quasi completamente di fare l'ambulante, diventa commerciante con un luogo fisso di lavoro. Il mestiere dell'arrotino veniva tramandato di padre in figlio. Un "mestiere errante" ma gelosamente custodito. L'arrotino affilava anche arnesi da lavoro, quelli usati nei campi o nell' azienda armentizia locale. L'arrotino usava chiodi, pezzi di rame e di latta, martellini e stagno per il restauro o il rivestimento interno dei recipienti di rame, portava con sé anche tegami nuovi da vendere. I padri dei nostri padri avevano memorie di cui s'era persa traccia, così oggi in questa catena della memoria, fortunatamente si intravvede qualche novità importante: la voglia e la gioia, a volte, di riscoprire l'uso di cose e abitudini perse. E questo è un bene per la collettività. Un tempo gli arrotini svolgevano anche altre l'attività: riparavano ombrelli, cucine a gas, fornelli, ecc. Tutte competenze acquisite fai-da-te, per arrotondare i guadagni. La figura dell'arrotino non è completamente scomparsa. Oggi c'è professionalità, competenza e specializzazione nell' eseguire un lavoro, a regola d'arte. Infatti chi svolge questo particolare lavoro di molatura possiede certamente nozioni di tecnologia dei materiali, conoscenza degli acciai e dei trattamenti termici, nonché nozioni sui materiali, abrasivi e norme di sicurezza. Nella società e nel mondo produttivo tutto cambia. E' la dignità del lavoratore che spesso passa in secondo piano.