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L’accalappiacani – “u gampacoin”

Città e Territorio


Circolava in paese con un lungo bastone con in cima un cappio fatto con una catena di ferro. Era l'accalappiacani, "u gampacoin", addetto alla cattura dei cani randagi o privi di museruola. Molti si ricordano di "Ar'nzucc u gampacoin" a Gravina in Puglia, dipendente comunale. In antichità i cani erano molti numerosi e la maggior parte di loro veniva abbandonata. Pagati dal comune gli accalappiacani giravano per le strade prelevando i cani e portandoli in un luogo di raccolta: Gli eventuali padroni potevano riprendersi i cani pagando un riscatto, in caso contrario la sorte dei cani era segnata. L'accalappiacani nel suo lavoro, che veniva svolto principalmente durante la mattina, veniva seguito a poca distanza da un altro operaio che trainava una piccola carretta, che era una specie di gabbia chiusa da una grata metallica, dove venivano rinchiusi i randagi catturati con lo speciale attrezzo. Tale "strumento di lavoro" consisteva in un bastone cui era attaccata una catenella di ferro scorrevole. L'operazione che l'accalappiacani svolgeva non era di certo facile: infatti, il nostro Ar'nzucc, quando avvistava un randagio, gli si avvicinava nascondendo la mano con l'attrezzo, salvo poi, con un gesto fulmineo, mettergli la catena attorno al collo e bloccarlo. A quel punto l'animale tentava inutilmente di divincolarsi, ma ormai la sua sorte era segnata e finiva così infilato a forza dentro la carretta. Proprio per questo gesto il lavoro dell'accalappiacani non era visto tanto di buon occhio della gente, che lo riteneva alquanto brutale. I cani così catturati venivano trasportati in un piccolo canile. Se entro cinque giorni dalla cattura gli animali non venivano reclamati dai legittimi proprietari, e non veniva di conseguenza pagata la relativa tassa, le povere bestie venivano soppresse. Non era certo un bel mestiere, dunque, quello svolto dagli accalappiacani , che comunque rispecchiava le norme del tempo. Per fortuna oggi tutto è cambiato, e le norme sulla protezione degli animali è andata a vantaggio anche di quello che è considerato per eccellenza "l'amico dell'uomo". Ricordi d'altri tempi che non vorremmo mai dimenticare. Ricordi che tramandati ai giovani rappresentano vicende umane legate alla tradizione contadina e ad una società semplice. Ricordi che ci aiutano a superare, spesso, i disagi di una società cosiddetta evoluta, ma con una disumanità allarmante. I ricordi ci aiutano a continuare a sperare un mondo migliore.
Michele Gismundo
Renzo Guglielmino, Il tempo in cui non c'era proprio scampo per i randagi "preda" dell'accalappiacani, Gela, 2011


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