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Manifestazioni
Il rievocare è dentro ognuno di noi, ed è quindi parte integrante della formazione di ogni essere umano e nello stesso tempo fonte di crescita culturale, antropologica e sociale ( come quando si giocava agli indiani, a fare le battaglie o si indossavano le scarpe della mamma per sentirsi qualcun altro, magari un personaggio importante).
La Rievocazione Storica è un' arte che ci permette di trasmettere la storia al pubblico interagendo in modo completo, dando la possibilità allo stesso di vestire abiti di epoche passate ed entrare nel palcoscenico della storia, diventando così spettatore-attore.
Negli ultimi anni questo fenomeno è stato fortemente oggetto di attenzioni per il sempre maggior numero di persone che vengono coinvolte.
Durante questi ultimi anni sono i ragazzi che praticando la rievocazione storica e si sono appassionati all'epoca da loro interpretata, fino al punto di laurearsi in materie direttamente correlate (archeologia, storia medievale, moderna o contemporanea); da non sottovalutare poi, i tanti giovani laureati in scienza della comunicazione e del turismo o in conservazione dei beni culturali, che si sono proposti con tesi sull'importanza della Rievocazione come veicolo turistico e Rievocazione e sperimentazione.
La rievocazione storica ha lo scopo di valorizzare e riscoprire le tradizioni storico-culturali di un popolo. I Rievocatori storici cercano quindi di riportare in vita la storia ricostruendo repliche di reperti archeologici, di utensili, di armi, abiti e di oggetti di vita quotidiana delle varie epoche, dalla fibula dell'età del bronzo alla radio della seconda guerra mondiale, usandoli poi in contesti il più verosimile possibile per capirne - e mostrarne al pubblico - la vera funzione.
Con il Raduno Internazionale dei Cortei Storici Medievali , che annualmente si svolge la 3° settimana di settembre a Gravina in Puglia, il Centro Studi Nundinae è il gruppo di rievocazione storica rappresentativo della Provincia di Bari. L'Associazione opera in una sede sita nel centro storico di Gravina dove è allestita una mostra permanente di abiti, armature ed utensileria riferiti al periodo medievale e, precisamente al XIII secolo, oltre ad una ricca esposizione di iconografie delle manifestazioni realizzate. Il Centro Studi e Ricerca Nundinae dispone di circa 300 figuranti in abiti medievali realizzati con ricerche effettuate su iconografie originali del XIII secolo.
La parola "nundinae", ci rimanda ad un passato antichissimo, e dimostra, insieme ai numerosi reperti archeologici rinvenuti nella zona di Petramagna (Parco Archeologico di Botromagno a Gravina in Puglia), come il territorio di Gravina (la Silvium di epoca romana) fosse, fin dall' età antica, in importantissimo centro di scambi commerciali e culturali. La posizione geografica, che la metteva al centro della ricca ed efficiente rete viaria collegando i porti adriatici e ionici con l'entroterra appenninico, la natura fertile del suo territorio e la bontà della sua abbondante produzione agricola fecero della Gravina medievale un' ambita terra di conquista da parte di Bizantini, Longobardi, Saraceni, Normanni, Angioini, Aragonesi.
Federico II di Svevia, grande estimatore della città (a lui la tradizione attribuisce il motto "Grana dat et vina, urbs opulenta Gravina, riportato in parte dal gonfalone cittadino), al punto da costruirvi un castello-rifugio di caccia in cui alloggiare durante le soste in cui si dilettava con la falconeria, dovette rendersi conto della floridezza economica che faceva di Gravina una delle più ricche del regno. Intorno al 1270, i membri dell' ordine monastico-cavalleresco dei Templari, fecero di Gravina il quartier generale delle loro attività nell' entroterra pugliese ed uno dei luoghi di transito da cui i pellegrini provenienti da Roma e diretti al santuario di San Michele del Gargano, e di lì, attraverso i porti della costa pugliese, alla volta di Gerusalemme.
E' in questo quadro che va collocata la concessione del feudo di Gravina da parte di Re Carlo II d'Angiò al Conte Giovanni di Monfort , francese dei duchi di Borgogna.
La donazione avvenne il 15 agosto 1289 durante una pubblica e solenne cerimonia che sancì il rapporto di sudditanza da parte della Contea gravinese nei confronti della dinastia degli Angioini.