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Manifestazioni
Una vecchia leggenda racconta che San Giuseppe, per riscaldare Gesù Bambino, uscì dalla stalla e andò in cerca di un po' di fuoco. Per ricordare questa leggenda a Gravina è usanza, nel giorno di San Giuseppe, accendere in ogni angolo di strada un falò. Qualche giorno prima i ragazzi e i bambini vanno alla ricerca di legna, che accatastano sul posto dove brucerà il falò. In tempi antichi, l'accensione della legna accatastata avveniva mediante la pietra focaia. Le scintille che emanava la pietra, quando veniva strofinata, accendevano la paglia, la quale cominciava a bruciare. A questa venivano aggiunti ramoscelli di ulivo e ginestra, che a loro volta prendevano fuoco. Questo piccolo fuoco veniva poi avvicinato alla catasta che cominciava a bruciare. Si aveva così la nova-nòuve o fanouva, cioè, fuoco nuovo. Vicino al fuoco si mettevano a cucinare i legumi nei "pignatidd" (vasi di terracotta) e si arrostivano patate e salsiccia. Quando tutto era cotto gli abitanti della zona si riunivano attorno al fuoco e cantavano e mangiavano fino a tarda sera. Quando tutta la legna era consumata, ognuno portava un po' di fuoco nella propria casa in segno di buon augurio. Il resto del fuoco rimaneva lentamente a consumarsi, era di uso credere che San Giuseppe, durante la notte, scendeva dal cielo a prendere un po' di fuoco per Gesù Bambino. Anche molte specialità gastronomiche vengono preparate per la festa di San Giuseppe. Le più popolari sono "u rucchel" e "la laina rizz pu merecutt" (Focaccia di S. Giuseppe e le tagliatelle ricce con il vincotto).