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Politica e cultura
"La menčnn" č molto malata. Il lumino davanti al Cuor di Gesų arde notte e giorno, e parenti e comari in tondo al lettuccio bisbiglian rosari per la guarigione della bimba. Fuori, nella viuzza prospiciente, i giochi son sospesi, e i rumori essenziali contenuti. Ogni tanto qualche mamma d'altra via, dolente e sospirosa silenziosamente s'affaccia e s'unisce all'invocazione. Un'anima innocente sta per tornare a Dio; il Piaggio grida pietā.
"Il medico?! č stato chiamato il medico?". Ciccillo s'č chiuso nel dolore, e scuote solo la testa. Catarėn, assisa sul letto, singhiozza forte e non stacca gli occhi dalla figlioletta.
Sembra che dorma, Ninetta. Ma č stanca, tanto tanto stanca. La febbre se la sta mangiando, lentamente; e le pezzuole bagnate sulla fronte le danno appena sollievo.
"Ninčtt a mamm... respunnem: accamm tesjnd?"
La bimba vorrebbe risponderle, ma non ce la fa, la voce non esce. Č in uno stato di profonda prostrazione. Solo un rantolo, ch'č dolore, di sperazione, aiuto.
"Ze Mecalin"ha portato il medico. "Sia bene detto Iddio!". Le comari si scostano, ma non s'allontanano. Don Pietro s'accosta all'inferma e nel mentre prende ad auscultarla, le parla a bassa voce, teneramente; impietosito, col cuor a pezzi, come se quella bimbetta fosse una figlia sua.
"Aria! Per favore allontanatevi, uscite! La bambina ha bisogno di aria! ... " grida nervosamente, quindi cava dalla panciuta sua borsa il farmaco dell'ultima spes.
"Don Pjetr. . . don Pjetr!" "Cosa vi posso dire... Gesų ama i bambini..." e due pesanti lacrimone gli attraversano le smunte gote.
Andrea Riviello, "Piaggio", Matera, 2003