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Città e Territorio
La capera, a Gravina in Puglia la "cap'lloir", la pettinatrice in casa dei capelli delle donne. Era la parrucchiera a domicilio, un mestiere duro, esposto alle lamentele di una clientela difficile. Tra i suoi pettini, "l' p'tness", lavorando a domicilio, raccoglieva sfoghi, indiscrezioni, notizie sussurrate; prometteva di non riferire ad anima viva ciò che aveva saputo in via confidenziale, ma quasi mai manteneva il segreto. Così divenne sinonimo di donna pettegola. A Gravina, "Memè, la cap'lloir", era orgogliosa del suo mestiere: la pettinatrice in casa dei capelli delle donne. Era consuetudine per le donne di un tempo chiamare in casa delle pettinatrici per farsi sistemare e spidocchiare i capelli, avvolti ed intrecciati sempre sulla testa, "u tupp", capelli contornati con un lungo nastrino di varia fantasia multicolore, tenuti ben fermi alla nuca da una spaduccia o spatuccia ("u spatein"), di oro e argento bulinato, tipico del '700. Era la pettinatura delle mogli dei padroni delle terre e dei benestanti, qui a Gravina. Un'acconciatura femminile molto usuale che dava risalto al viso, specialmente quando la bellezza della donna era travolgente. La pettinata, di solito mensile, era anche occasione per controllare se per caso si fossero insediati i pidocchi (molto frequenti allora) e così la parrucchiera domestica, la "cap'lloir", con un pettine di osso grande con denti molto larghi e uno con denti sottili, provvedeva a toglierli disinfettando il cuoio capelluto. Durante questa operazione di "pseudo acconciatura" si restava sorpresi nel vedere queste donne con tanti capelli sciolti sulla testa, "na muntagn d' capídd", che rendeva l'aspetto inconsueto, strano, totalmente diverso da quello abituale, quasi irriconoscibile. Quanto guadagnava la "cap'lloir"? Poco. Con poche lire si impegnava a pettinare una signora ogni giorno e per una settimana. Con quello che guadagnava in un mese comprava di tutto per se e per la sua famiglia. In un giorno poteva servire 2 o 3 donne al massimo. I tipi di acconciatura più in voga erano: il tuppo a fascette, il tuppo a zampa di cavallo, le trecce alla romana chiuse e incrociate sulla testa, ecc. Quello della pettinatrice a domicilio quindi era un lavoro lungo e faticoso, tenendo presente l'abbondanza della capigliatura di tante donne che amavano avere la chioma lunga da sistemare dapprima in trecce e poi raccogliere servendosi di ferretti e mollette. Si trattava di una pettinatrice che girando casa per casa, nelle casa dei "signori" (l's'gnour) particolarmente, nei vicoli e viuzze della città, non si limitava a pettinare le sue clienti, ma amava riportare sussurrando ai loro orecchi tutti i fatti soprattutto se piccanti appresi in altre case. La "cap'lloir" a Gravina amava il suo mestiere. E l'abilità principale era quella di creare un bellissimo "tuppo" ai capelli.
Michele Gismundo