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La Banda

Manifestazioni

Gravinaoggi


In una festa si possono dimezzare i fuochi d'artificio, ridurre le luminarie, ma è assolutamente impossibile fare a meno della banda: la sua presenza è necessaria, indispensabile. Quando manca la banda si ha la sensazione di trascorrere una giornata qualsiasi, che non lascia il segno. La banda è l'anima della festa. La banda raggiunge il luogo di destinazione non oltre le ore otto del mattino. Nella maggioranza dei casi si presenta in perfetto orario; a volte perfino in anticipo sul previsto, perché l'etica professionale impone, tra l'altro, di non arrivare mai tardi. Qualche ora dopo l’arrivo, la banda è già in ordine e si accinge ad inondare il paese di suoni armoniosi e squillanti. Per fare presa sul pubblico ed ottenere il consenso, sceglie come primo pezzo la migliore marcia sinfonica del repertorio, sempre di bell'effetto e di squisita tessitura strumentale. L'esecuzione avviene da fermo, in piazza o davanti alla chiesa, alla presenza di un attento pubblico, composto in prevalenza da appassionati. Esistono marce bellissime i cui motivi sono noti agli amatori. Chi non saprebbe riconoscere, tanto per fare qualche esempio, la marcia del Mosé di Rossini o la Pipetta Innamorata di Orsomanno. A mano a mano che le note scorrono, la dolcezza del suono mette in vibrazione le corde degli animi e, come per incanto, i volti dei presenti si illuminano di gioia. Gli esecutori non tardano a rendersi conto di quanto sta accadendo intorno a loro e si sentono stimolati a fare meglio. Tra l'uditorio e la banda nasce un rapporto di simpatia reciproca, che solleva gli spiriti e contribuisce alla buona riuscita della festa. Terminato il pezzo, gli intenditori si congratulano con gli organizzatori dei festeggiamenti per la scelta operata; poi, sotto lo sguardo compiaciuto dei musicanti, si allontanano soddisfatti. La banda, intanto, inizia il giro del paese, portando al resto della popolazione il suo messaggio di festa e di allegria. Più tardi, nuovo appuntamento in piazza, per il concerto del mattino. Ora il pubblico è più numeroso; il buon livello artistico del complesso ha fatto da richiamo. I musicanti salgono sul palco e si accingono a fare i primi accordi. L'organico è al gran completo; anche i solisti sono tutti al loro posto. Il programma prevede un pezzo sinfonico, seguito, dopo un breve intervallo, da una fantasia di un'opera lirica o da una rivista d'arte. All'ora della processione, i musicanti, ben lustrati e in divisa di gala, attendono che la statua del Santo compaia sulla porta centrale della chiesa, per attaccare una marcia gioiosa, che scuota l'animo dei fedeli. La gente è allegra, vociante, tutta intenta a godersi la festa. Per un giorno ha voluto mettere da parte le preoccupazioni della vita, riporre nel cassetto i sogni e le aspirazioni. L'atmosfera è calda, i cuori sereni, i volti sorridenti. Le bancarelle dei torronai sono prese d'assalto, i venditori di palloncini si danno un gran da fare per accontentare le richieste pressanti dei bambini, i caffè sono affollati. Ad un certo momento, due colpi di grancassa si diffondono nella piazza: è il cassista, che chiama a raccolta i musicanti sparsi tra la folla. Più tardi, un altro colpo, questa volta di timpani, invita il maestro a raggiungere la cassarmonica. Il concerto serale è prossimo a cominciare. Il programma comprende tré o quattro pezzi, la cui durata complessiva si aggira intono ai cento minuti primi. Nella maggioranza dei casi si tratta di trascrizioni delle pagine più belle e significative di musica lirica e sinfonica. Alla fine del pezzo, l'uditorio si libera della carica emotiva, accumulata durante l'esecuzione, e prorompe in una scrosciante e prolungata ovazione. Un bambino sale sul palco ed offre al maestro un'enorme fascio di fiori. Con questo omaggio, semplice e gentile, la popolazione intende esprimere alla banda la propria riconoscenza ed ammirazione. Il gesto è gradito e, ogni volta che si ripete, commuove dal più giovane al più vecchio dei musicanti. Il maestro bacia affettuosamente il piccolo ospite e, cingendogli le spalle col braccio, come se volesse avvincere in una calorosa stretta tutta la piazza plaudente, lo trattiene a sé, mentre la banda attacca una briosa marcia di ringraziamento, che sfocia in un inno nazionale. Grazie alla piena di sentimenti e all'entusiasmo che riesce a creare, la banda è la vera anima della festa. La banda deve esistere, ha ancora un lungo cammino davanti a sé. La banda è storia sociale e umana. E’ mezzo di cultura, tradizione fra le più genuine, momenti di svago e di elevazione spirituale.

Gravina ha celebrato il Festival delle Bande in occasione della tradizionale Fiera di San Giorgio (dal 1997 al 2005). Una idea del Centro Studi "don Luigi Sanseverino Gramegna" di Gravina.
prof. Michele Gismundo




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